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214 PARTE PRIMA la ragione, io mi contento di sodisfare al voler tuo e a l'amore che fino a questo punto portato m’hai. Il perché tu di questo mio corpo fa' dono a chi più ti piace. Ben t'assicuro che poi che ad altrui donata m’averai, che io non sarò più tua. E poi che perduta averò la mia tanto cara onestà, la morte che 10 stessa con le proprie mani mi darò resterà vero e perpetuo testimonio a chi dopo noi verrà ch’io abbia voluto in tutto ubidirti, ma che con l’animo non abbia consentito al tuo non convenevol dono ed illecita sodisfazione, eleggendo prima morire che viver con si brutta macchia in viso. — Detto questo ella, di nuovo aperta la vena a le lagrime, quelle in abondanza grandissima spargendo, si tacque. Udita Carlo l’ultima conchiu- sione de la sorella, in questa forma le disse: — Mai non mi fu questa misera vita tanto cara, dolcissima sorella, ch'io infinite volte quella non avessi liberamente e molto volentieri messa ad ogni perigliosissimo rischio prima che porre né te né 11 tuo onore su la bilancia. E questo senza dubio alcuno ave- resti potuto con effetto vedere e toccar con mano se non fosse stata la somma cortesia e meravigliosa liberalità d’Anselmo. Ma perché ne la mente mia non cape che in quella persona ove regna il bruttissimo vizio de l’ingratitudine possa alcuna gentil vertù abitare, non convenendo il nero corbo con il candidissimo cigno, e portando ferma credenza che mai Anseimo non debbia usar villania' contra te a cui s’è dimostrato si amorevole, di nuovo io ti priego che te e me tu voglia cavar d’obligo. E perché il primo e più lodato ministro de la sempre lodata gratitudine è l’animo la cui candidezza nel lieto viso si scorge, io caramente ti priego che tu ponga fine a le lagrime e rasserenar il mesto volto ti piaccia e dimostrarti lieta, a ciò che il dono che siamo per fare tanto più sia accetto quanto apparirà che si faccia con più allegro volto, che sarà manifesto segno de l'interna contentezza del core. — Dissero di molte altre parole insieme, disponendosi Angelica di mostrar più gioconda presenza che possibil le fosse. Venne la notte, e circa due ore di quella essendo il tempo da Carlo statuito di far quanto s'era conchiuso, egli con la sorella ed un servidore che