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20S PARTE PRIMA molto affettuosamente guardar con occhio amoroso Angelica, ed ogni fiata che la vedeva averle sempre cortesemente fatto onore e mostrati più segni d’animo amichevole che nemico. Onde tra sé avendo ogni cosa bene essaminata, conchiuse che per altra cosa Anseimo mosso non s’era a pagar i mille ducati se non per amor d’Angelica, perciò che quando questa dilettevol passione d’amore è abbracciata in un cor gentil e magnanimo, produce mirabili effetti di leggiadria, di cortesia e d’ogni bella e cara vertù. Fermatosi in questa openione, disse tra sé: — Poi che Anseimo Salimbene ha la vita mia che morta era, a mia sorella donata, convenevol cosa mi pare, se Angelica ed io vorremmo di tanto cortese e tanto importante dono esser tenuti grati e riconoscenti del ricevuto beneficio che con danari pagar non si può, che noi altresì equivalente dono quanto per noi si può doniamo a lui. E qual presente fia condegno per agguagliar tanto merito quanto è il liberale e magnifico atto del cortesissimo Salimbene? Certamente egli conviene che cosi sia, che mia sorella ed io per schiavi volontari a lui ci diamo e lo riconosciamo per nostro perpetuo signore. — Con questo pensiero e determinata fantasia se ne stette Carlo senza far palese l’animo suo a persona, fin che seppe Anseimo Salimbene, che come s’è detto era ito in villa, esser a Siena ritornato. Il giorno adunque medesimo che Anseimo ritornò, Carlo chiamata la sorella in camera, in tal guisa le cominciò favellando a dire: — Angelica mia carissima, io ti priego per quel sincerissimo e cordial amore che so che tu mi porti, che tu mi voglia con ogni attenzione ascoltare ciò che io ora ti dirò, e che tu pensi che io ci ho pensato e fatto lungo discorso sopra, prima che t’abbia voluto cosa alcuna dire. Ti dico adunque che ogni volta che io considero e mi riduco a memoria qual sia stata la condizion de la famiglia nostra in questa città, de la grandezza de la quale e de l’eccellenza ancora si veg- giono i vestigi sparsi in diversi luoghi d’essa città, come sono i lieti e ricchi palazzi, logge amenissime e torri altissime, ove ancora sono sculte e dipinte l’insegne de la casa nostra, che i nostri avi con grandissima magnificenza abitarono, e mi vengono