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200 PARTE PRIMA di valuta di mille ducati, de le cui poche rendite assai parcamente insieme con la sorella viveva, perciò che de le grandi ricchezze dei suoi avi altro patrimonio non gli era rimasto, essendo i lor beni per le passate mischie parte stati dissipati e parte occupati dal fisco. Si manteneva adunque Carlo a la meglio che poteva, e ben che non avesse il modo di mostrarsi in vestimenti, cavalcature ed altre pompe esser gentiluomo, si vedeva nondimeno ne l'aspetto suo, nel parlare, negli atti suoi e ne la leggiadria dei costumi e in ogni sua azione che in lui riluceva l’antica maestà de la grandezza degli avi suoi. Medesimamente la sorella sua che Angelica era detta, portava il titolo de la più bella e meglio costumata giovanetta che si trovasse a quei tempi in Siena. E certamente aveva il nome conforme a le rare e divine sue bellezze, perché pareva proprio un angelo che fosse disceso dal cielo. Abitava a la casa di Carlo molto vicino Anseimo Salimbene, giovine per nobiltà e ricchezze di molta stima, il quale veggendo assai sovente Angelica e le sue bellezze più che non era il bisogno ingordamente e con affezion grandissima contemplando, si fieramente di lei s’innamorò che come stava un’ora senza vederla gli pareva esser nel penace fuoco de l’inferno e non trovava riposo. E quello che più l’affligeva e senza intermissione il tormentava e quasi riduceva a disperazione, era che per l’antica nemistà de la sua con la casata d'Angelica non ardiva a persona del mondo le sue' cocenti fiamme manifestare, non sperando mai di poter del suo fervente amore coglier né fior né frutto, portando ferma openione che Angelica non l'averebbe già mai amato. Mentre che Anseimo chiusamente le sue fiamme nodriva e mirabil gioia prendeva ogni volta che la sua cara ed amata giovane vedeva, la quale de l’amor di lui non s’accorgendo punto, di quello non si curava, avvenne che un cittadino nel governo di quella città molto potente, ma popolare, pose l’occhio a la possessione di Carlo e gli venne gran desiderio di comprarla, avendo altri suoi beni a quella vicini. Onde fece richieder a Carlo che volesse compiacergli a vendergli la sua possessione, che gliene darebbe mille ducati a la mano. Carlo