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IL BANDELLO
a lo splendidissimo signor
agostino ghisi
Nel suo ritorno che ha fatto il signor Lucio Scipione Attellano da Bari, Napoli e da Roma m’ha puntalmente narrato le grate ed amorevoli accoglienze che, prima quando passò e poi che a Roma ritornò, fatte gli avete con quelle vostre cortesissime offerte sempre affettuose e piene di liberalitá. M’ha anco in nome vostro salutato e fattomi certa fede de la memoria che di me tenete. Io che vi conosco e che in Roma domesticamente la vostra mercé v’ho praticato, né de l’uno né de l’altro punto mi meraviglio, perché so quanto umanamente qualunque persona che venga per visitarvi sogliate ricevere ed accarezzare e quanto in tener conto e ricordanza degli amici séte diligente ed ufficioso. Vi ringrazio bene e vi resto con obligo immortale — se agli oblighi miei che v’ho, piú si può accrescere — de le cortesissime dimostrazioni da voi a l’Attellano mio e vostro anzi pur nostro fatte, impegnandovi la fede mia per quanto amor vi porto — ché maggior pegno dar non vi saperei — che v’avete acquistato una persona tanto qualificata vertuosa e tanto osservatrice de l’amicizia da lui cominciata, quanto altro uomo che conosciate. Perciò prevaletevi di lui secondo l’occorrenze, perché maggior piacere non potete fargli, e troverete gli effetti a le mie parole conformi. Di me taccio, conoscendomi voi prima che ora e sapendo di certo quanto son vostro. Esso Attellano m’ha anco detto che parlandovi de le mie novelle, diceste che volentieri alcuna ne vedereste. Onde dicendosi in un’onorata compagnia de le molte vostre cortesissime liberalitá che cosi sovente usate, avendo l’Attellano dettone cose assai, madama >