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154 PARTE PRIMA i mariti, non curato l’amore dei figliuoli, aver ardentissimamente amato uomini sozzi e d’infima sorte? Tutte le istorie ne sono piene, e le memorie dei nostri avi e padri ed altresì le nostre quando bisognasse ne potrebbeno render testimonio. Dicovi adunque questo a ciò che non vi paia cosa nuova se io mi sono lasciato vincere dai miei pensieri. Ché non alterezza od il non conoscere l’una e l’altra parte a questo m’ha condotto, ma Amore che può molto più che non possiamo noi e fa sovente lecito quel che piace e non lece, ed impregionata la ragione fa donno e signore il talento, le cui forze sono molto maggiori che le leggi de la natura. E ben che io di questo mio magnifico amore lieto fine non sperassi già mai e meno di giorno in giorno lo speri, non è però che io possa altrove rivolger l’animo. E giurovi per quel leal e ferventissimo amore che io porto a la reina, che io mi sono sforzato quanto mi è stato possibile levarmi da questa mal cominciata impresa e metter i miei pensieri in altro luogo; ma ogni mio sforzo è stato vano, ogni deliberazione che io ci abbia fatta è riuscita indarno. Io altro fare più non so né posso. E sallo Iddio che se non fosse la téma de l’eterna dannazione, io con le proprie mani già averei a questo mio appetito dato fine. Sommi adunque deliberato, poi che a questo termine mi son lasciato trasportare e che Iddio ha permesso che oltra modo di cosi alta, nobile, generosa e bella donna io sia, ahi misero e lasso me, acceso, contentarmi de la vista sola di quei begli occhi suoi, e servendola, amandola e onorandola fin che io starò in vita, che certo per quel ch’io mi creda sarà poco, pascer solo con il chiaro splendore di quelle vaghe e divine luci tutte le mie speranze, perciò che non son cosi fuor di me che manifestamente io non conosca altro guiderdone di tanto alto amore sperar non possa, ché sarebbe estrema pazzia. — Al fine di queste sue parole caddero di molte lagrime dagli occhi del povero amante, e da quelle e da molti singhiozzi impedito e da certo non so che sovra preso, non puoté più oltra dire. E in vero chi visto l’avesse in viso, l'averebbe giudicato che da mordace e penosa passione era il suo cor trafitto. Ora essendo noi stati molto attenti a