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NOVELLA XLV 149 NOVELLA XLV Narra messer Filippo Baldo come Anna reina c^’Ungaria amata da uomo di basso legnaggio quello magnificamente rimeritò, con molti belli accidenti. Poi che cosi affettuosamente, amorevoli donne e voi costumati gentiluomini, per vostra grande umanità pregato m’avete che io con qualche novella cosi bella e onorata compagnia voglia intertenere e insiememente ancora dilettare fin che venga l’ora che voi, belle donne, montando in carretta andiate per la città a diporto e noi vi accompagniamo, ben che a l’uno e a l’altro fare non mi conosca bastevole, nondimeno parendomi assai minor male di quanto mi richiedete a la meglio ch’io potrò ubidirvi, che noi facendo mostrarmi ai vostri onesti desii ritroso e poco cortese, intendo dirvi una novella o sia un nuovo accidente avvenuto ad un amico mio, il quale molti che qui sono domesticamente conoscono e dal qual accidente potrete tutti diversamente trarre qualche profitto. Io vi diceva poco fa, e il mio dire con qualche diritto e saldo fondamento v’ ho approvato, esser ragionevole che si come negli uomini è cosa di gran senno far servitù con donna di più nobil sangue che egli non sia, che parimente ne le donne sarà sempre tenuto saggio avvedimento il saper schifar d’amar uomo di maggior grado che ella non è. Onde vi dico che non è ancora gran tempo che la reina Anna, sorella di Lodovico che fu re d’Un- garia e moglie di Ferdinando arciduca d'Austria che oggi re degli ungari e dei boemi si dice, insieme con madama Maria figliuola di Filippo re di Spagna e già moglie del detto Lodo- vico si ritirò in Ispruc, terra tra’ tedeschi molto famosa e dove assai sovente si vedeva che la corte lungamente dimorava. Era la stanza di queste due reine dentro il palazzo del re Massimi- gliano eletto imperadore, il quale è tanto vicino a la chiesa maggiore che senza esser dal popolo vedute potevano a lor bel grado, per via d’una coperta galleria che congiunge il palazzo con la chiesa, andar ad udir le messe ed altri divini uffici