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144 PARTE PRIMA quella non poteva pensare. E se la marchesana desiderava di ritrovarsi con lui, egli non meno di lei lo bramava. Non molto adunque dapoi col mezzo de la fidata cameriera si ritrovarono insieme, ove gli ultimi diletti amorosi con infinito piacere di tutte due le parti presero. E ben che i cortegiani vedessero qualche domestichezza tra loro, nondimeno non v’era chi male alcuno pensasse. Ora durò questa lor pratica amorosa più di dui anni senza eh’alcuno sospetto ne prendesse, e in quell’ultimo avvenne che la cameriera si mise inferma a letto e se ne mori. Onde usando gli amanti meno che discretamente la domestichezza loro, un cameriero del conte Ugo se n’avvide non so come. E per meglio chiarirsene metteva mente ad ogni cosa che il padrone faceva, e non so in che modo ebbe aiuto di salir sovra la camera ne la quale gli amanti si trastullavano. Egli da ora che non era sentito fece nel solaro un picciolo buco, per il cui pertugio una e due volte vide gli sfortunati amanti prender insieme amoroso piacere. Egli veduta cosi abominevol scelera- tezza, pigliata l’oportunita il tutto al marchese Niccolò da quel buco fece vedere. Di tanto scorno il marchese oltra modo s’attristò e dolente ne divenne, e l’amore che a la moglie e al figliuolo portava in crudelissimo odio converti, deliberando contra l’una e l'altro incrudelire. Era il mese di maggio e circa l'ora de la nona quando egli vide gli amanti insieme trastullarsi. Il perché vicino a le venti ore mentre che lo sfortunato conte Ugo su la piazza giocava a la palla, chiamò il marchese il capitano de la guardia con i suoi provigionati ordinando che tutti s’armassero. Erano molti dei primi di Ferrara in palazzo col marchese quando egli, venuto il capitano, con meraviglia grandissima di chiunque l'udì, gli comandò che alora alora andasse a pigliar il conte Ugo ed in ferri e ceppi lo mettesse ne la torre del castello verso la porta del leone, ove adesso stanno impregionati don Ferrando e don Giulio fratelli del duca. Poi comandò al castellano che presa la marchesana la facesse porre ne l'altra torre. Indi agli astanti narrò la cagione di queste commissioni. Giocava a la palla, com’è detto, lo sciagurato conte Ugo, e perché era giorno di festa, ché i popolani sono