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138 PARTE PRIMA accidenti suoi molto notabile. Il perché io che presente vi era, avendola ben notata la scrissi e la collocai con l'altre mie. Ora parendomi degna per il soggetto che ha, di venir ne le man vostre, quella vi mando, la quale terrete per testimonio del mio amore e riverenza verso voi, non sapendo io né potendo in altro manifestarvi e lasciar testimonio al mondo quanto io sia vostro. Parmi anco avendomi voi mandata quella vostra bellissima elegia, che io alcuna cosetta de le mie vi debbia mandare, non per scambio, perché le mie ciancie non sono da esser parangónate a le vostre coltissime muse, ma perché conosca ciascuno che io sono e sempre sarò di voi ricordevole. State sano. NOVELLA XLIV Il marchese Niccolò lerzo da Este trovato il figliuolo con la matrigna in adulterio, a tutti dui in un medesimo giorno fa tagliar il capo in Ferrara. Si come è chiarissima fama per tutta Europa, fu il marchese Niccolò terzo da Este mio avo paterno, fu, dico, singolarissimo e magnificentissimo signore, e più volte si vide esser arbitro tra i prencipi de l’Italia quasi ogni volta che dissensione o guerra tra loro accadeva. E perciò che legitimo non era, fu da Azzo quarto da Este suo carnai cugino gravemente molestato. Ma con la sua buona fortuna e con il favore dei veneziani, fiorentini e bolognesi avendo fatto relegare Azzo in Creta, che oggi Candia si chiama, la signoria de la città di Ferrara gran tempo pacificamente ottenne. Prese poi egli per moglie la signora Gigliuola figliuola del signor Francesco giovine da Carrara, che in quei tempi signoreggiava Padova. Da questa egli ebbe un bellissimo figliuolo senza più, che Ugo conte di Rovigo fu chiamato. Né guari dopo il parto stette la madre di lui in vita, che da gravissima infermità oppressa passò a l'altra vita con gran dispiacere del marchese che unicamente l’amava. Fu nodrito il conte Ugo come a figliuolo di cosi fatto prencipe si conveniva, e in ogni cosa che faceva secondo l’età sua era mirabile. Il marchese si diede poi ad amare diverse femine, ed essendo giovine e pacifico ne lo stato, ad altro non attendeva che a darsi piacere.