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NOVELLA XLI 113 E se non potremo nosco portar oro e argento, non ci mancherà modo di vivere, essendo molto meglio viver con pane ed acqua che restar in servitù. E teco vivendo che povertà potrò io sentire? A l’essilio e a la povertà io .sono avvezzo, perciò che cacciato fuor del mio reame, assai sovente ne l'oscure caverne mi son riparato e con le fiere visso. Ma tu, moglie mia cara, che in tante delicatezze e vezzi sei nodrita e sei solita in piaceri e regalmente vivere, come farai? So che il core non ti daria di seguirmi. E se pur venir tu volessi, ove ho io adesso modo di navigare? In mare è l’armata romana che ogni passo ci chiude. In terra Scipione con i suoi soldati tutte le vie occupa e de la campagna è signore. Che farò adunque, misero me e sfortunatissimo? Io pur vaneggiando vo con gli accerbi miei pensieri e non m’accorgo del fuggir de l’ore, ché a quel ch’io veggio a mano a mano ne verrà il sole, perché l’alba comincia a biancheggiare. Già mi par veder il messo del capitano che Sofonisba voglia ne le mani. Il perché necessario è o darla od ucciderla. Ella più tosto elegge la morte che la servitù. — Onde deliberato mandarle il veleno, cascò in terra tramortito dal soverchio dolor preso. Tornato poi in sé, maledicendo la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, il cielo e li dèi de l'inferno e i celesti, dopo un acerbo e lagrimoso strido chiamò a sé un suo fidatissimo servo che secondo la costuma di quei tempi serbava sempre il veleno, e gli disse: — Piglia la mia coppa de l’oro e porta questo veleno a Cirta a la reina Sofonisba e le dirai : io più che volentieri il maritai nodo averei servato e la prima fede a lei data, ma che il signor del campo in poter di cui io sono me lo vieta. Io ho tentate tutte le vie possibili per far che mia consorte e reina restasse, ma il comandatore e i comandi sono stati si duri e forti che forzato sono d’offender me stesso e d’esser del mio mal ministro. Il veleno le mando con cosi dolenti pensieri come io so bene ed ella il crede e tu in parte veduto hai. Questa sola via le resta a servarsi da la servitù romana. Dille che ella pensi al valor del padre, a la degnità de la sua patria e a la maestà reale dei dui regi stati suoi mariti, e che faccia ciò che più convenevole a lei pare. Va’ e non perder M. Bandello, Novelle.