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112 PARTE PRIMA dunque farò io? Egli pur ubidir mi conviene e a mal mio grado far ciò che l’imperador de l'essercito comanda. Lasso, che a questo pensando io moro. Adunque per minor male e per serbarti quanto t’ ho promesso, o mia Sofonisba, tu morirai e col mezzo del tuo caro marito fuggirai il giogo de la fiera servitù romana, perché cosi al crudo Giove piace e mi astringono i miserabili cieli che io del mio male sia il ministro. Cosi, o vita mia, quanto per me si fa, solamente è fatto per mantenerti la fede che ultimamente ti confermai. — E pensando mandarle il veleno, venne di nuovo in tanta furia e tanto lo sdegno in lui s’accese che pareva forsennato, e come se Sofonisba dinanzi avuta avesse, cosi seco parlava, cosi le diceva le sue passioni e con lei si lamentava. Piangendo poi buona pezza dirottamente, in parte sfogò il suo dolore, non perciò che totalmente restasse libero. Onde cominciò di nuovo a far chimere e farneticare. Quando io penso a tanto uomo come era Masinissa, che in vero fu un segnalato e nobilissimo re che con tanta prudenza gli acquistati e recuperati reami governò e che cosi costantemente perseverò ne l’amicizia del popolo romano, io prego Dio che gli amici miei e me insieme non lasci entrare in cosi intricato amoroso labirinto come egli si trovava, ma concederne che più temperatamente amiamo. Pertanto io vi essorto, signor Rinuccio, che ora che voi séte sul fiorir de la vostra bellissima fanciullezza vi guardiate da cotesti amori cosi poco regolati, e che tanto innanzi ne la pania amorosa non mettiate il piede che in quella siate astretto ognora più impaniarvi. Ma ritornando al nostro afflitto Masinissa, vi dico che egli diceva: — Adunque io manderò il veleno a la mia vita? Tolgano li dèi che questo sia già mai. lo più tosto la menerò ne l’ultime parti de l’incognita ed arenosa Libia, ove tutta la contrada è di serpenti piena. Quivi più sicuri assai che in qual si voglia luogo saremo, perciò che il crudele ed inesorabil Scipione non ci verrà, e i serpenti veggendo la rara e divina bellezza de la mia bellissima Sofonisba raddolciranno i lor amari veleni e a me per rispetto di lei non noceranno. Moglie mia dolcissima, io delibero che noi ce ne fuggiamo a ciò che tu possa schivar la servitù e la morte.