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novella xxxi 7

IL BANDELLO

a l’illustrissimo e reverendissimo signor

lodovico di ragona

cardinale



Il volersi senza l’opere acquistar nome di santitá pare che per il piú regni ne le persone religiose che in altri, perciò che tutti vorrebbero esser tenuti.santi, e se qualche vizio in loro si truova, si sforzano celarlo piú che sia possibile, si per riverenza de l’abito, come anco per téma del severissimo castigo che loro dai superiori vien dato. Ma perché tutte le simulazioni sono come l’erba sotto la neve, che a breve andar si scopre, cosí tutti questi ippocriti col corso del tempo sono scoperti ed assai spesso beffati. Il che è cagione che molte fiate i veri e buoni religiosi non hanno quel credito che si deveria. Ed essendo in Napoli scopertosi certa ipocrisia d’una persona religiosa, e di quella a la presenza di vostra zia — madama Beatrice di Ragona reina d’Ungaria, rimasta vedova per la morte de l’immortai eroe il re Mattia Corvino — parlandosi, il signor Francesco Siciliano maggiordomo di quella, uomo attempato e molto da bene, fu da quella richiesto che narrasse ciò che avvenne a fra Francesco spagnuolo, che voleva esser tenuto agnello ed era lupo rapacissimo. Il signor Francesco assai si scusò di non dirlo.

Voi che quivi eravate vicino a lei, devete ricordarvi ciò che la reina gli replicò, ché per ora non accade scriverlo. Egli dunque da quella astretto disse come la cosa era passata, la quale subito fu da me scritta. E non volendo che senza padrone resti, b1 nome vostro la dono e consacro per segno de la mia servitú e dei molti benefici da voi ricevuti. State sano.