arcifanfalo, non gli bastando l’animo di negar ciò che sa che tutti
sanno. Fu domandato dapoi fuor di camera e andò in sala ove
sono dipinti i divini trionfi di Giulio Cesare imperadore di mano
d’Andrea Mantegna, con tanti altri bellissimi quadri di pittura
eccellentissima. Quivi venne un notaio con testimoni, perciò che
il pecorone voleva far certo contratto d’una vendita. Ed ecco arrivare in questo il signor mio zio, il signor Giovanni Gonzaga,
il quale, intendendo ciò che si trattava, s’accostò festevolmente
al notaio e cosí gli disse: — Aspetta e intendimi bene prima che
stipuli questo contratto, se vuoi che sia valido. Non sai tu che
non lece a la moglie senza il consentimento del marito o dei
piú propinqui parenti o col decreto del prencipe far contratto di
vendita? Io qui vedo la moglie — e pose la mano su le spalle a
l’arcifanfalo, — ma non ci veggio il marito né parenti né alcuno
dei magistrati marchionali. — Quanti in sala erano tutti risero de
l’arguto e mordace detto del signor Giovanni, essendo manifesto il vivere disonestissimo de l’amico. Ma egli, come se inteso
non avesse, al signor Giovanni ridendo rispose: — Signore, voi
sempre scherzate e séte su le burle. — Il signor mio zio ridendo
questa risposta a lui rivolto fece: — Quello che io ho detto è
stato tutto per beneficio ed util vostro, perciò che io non vorrei
che voi fossi astretto a rifare un’altra volta questo contratto, non
avendo voi licenzia d’ubligarvi. — Ma il castrone punto non si
mosse, e pur vedeva che quanti erano in sala smascellatamente
ridevano. Detto questo tacque il signor Gostanzo, quando il signor Alessandro Gonzaga cominciò a dire: — Signori miei, noi
siamo entrati in un cupo e largo mare, se crediamo in cosí poco
tempo come ora abbiamo poter narrare la millesima parte de le
vertu di cotestui. Elle sono tali e tante, che non ci basterebbe
un’etá, non che cosí breve ora, a dirle. Ma se ne dirá qualcuna
di quelle che prima occorreranno a la bocca. Ed io seguitando
dico che innanzi al conseglio marchionale s’agitava piatendo
una lite tra un nostro mantovano e madonna Lodovica Torella,
donna di grandissimo ingegno e d’animoso core. Favoriva l’arcifanfalo quanto a lui era possibile l’avversario di madonna Lodovica, ed in ogni cosa che poteva offender questa gentildonna,