parole : — Vedete mò, signor mio caro, se voi ed io abbiamo la fortuna ai desidèri nostri avversa e se dolerci a ragione de la nostra mala sorte possiamo, con ciò sia che il signor mio consorte è per andar fuor di Milano a un dei nostri luoghi e starà lontano qualche giorno. E se voi fossi qui mentre egli se ne starà fuori, noi averemmo agio d’esser insieme; ora io non ci veggio ordine, del che eternamente averò da dolermi. — Mille altre amorevoli parole v’erano scritte come scriver sogliono le giovanette che fervidamente amano. Cornelio, subito che ebbe letta la lettera e mille e mille pensieri su quella fatti, restò molto dubio e pensoso. A la fine andò a ritrovar il suo Delio, il quale egli quanto se stesso amava e fin quando eravamo in Milano era di questo amore e d’ogn’altro fatto di Cornelio consapevole, e a Delio posta la lettera in mano disse: — Leggi. — Delio, presa la lettera e quella letta, quasi indovino di quanto Cornelio pensava di fare: — Tu vorresti — disse, — amico mio, andar a Milano e farti tagliar il capo fuor d’ogni convenevolezza, lo mi accorgo bene che costei vuol esser cagione de la tua morte e di più farti morire vituperosamente, ché sai bene come i francesi t’hanno in norma. — Tu sei sempre su queste terribilità — disse alora Cornelio. — Ma ascoltami un poco, perciò che io vorrei che senza passione consegnassimo questa andata e vedessimo che modo si deve tenere che sia il minor male. Tu sai quanto io amo costei e quanta pena le ho durato dietro servendola ed onorandola, e fatta ogni prova per potermi trovar privatamente seco e che mai non ci è stato ordine. Ora che il marito non ci sarà, potrebbemi egli di leggero venir fatto che io mi ritrovassi seco ed avessi quello che tanto ho desiderato. Il che seguendo stimerei molto più che qual altra ventura mi potesse avvenire. Or che ne dici tu? — Cornelio mio — rispose alora Delio, — tu vuoi che senza passione questo fatto consegliamo ed io non vi veggio modo, perciò che tu sei troppo appassionato dietro a costei e tanto sei fatto ceco, che la morte tua, che dinanzi agli occhi hai, da te veder non si puote. Onde bisogna che tu ti lasci governar a chi non ha gli occhi velati. Tu sai bene se io t’amo avendo fatto di me tanti