le quali una è signorilmente guarnita e mostra che sia stata di qualche giannetto. — Egli le fece a sé dinanzi recare e come vide la bella, cosí gli occhi corsero ad una impresa che ne l’arcione era maestrevolmente dipinta, a cui era questo motto scritto: «Quebrantar la fe es cosa muy fea», che in lingua nostra vuol dire: «romper la fede è cosa molto brutta». Come egli vide l’impresa ed il motto, cosí tantosto conobbe quella sella esser stata di don Diego. Onde caddegli ne l’animo che egli uno di quei dui romitelli fosse. Il perché, mirando quanto piú poteva fisamente l’uno e l’altro, mai non puoté sembianza di lui conoscere, cosí l’aveva la selvaggia vita ed il dirotto pianto che di continuo faceva da le prime fattezze cambiato. Domandò poi loro come quelle selle quivi fossero state recate. Don Diego, che il cavalier suo amico conobbe a la prima e dubitava forte esser da lui conosciuto, tutto a questa domanda nel viso si cambiò e disse che in quella grotta l’avevano trovate. Veggendo il signor Roderico il cambiar del colore che il romito fece e piú diligentemente riguardandolo, s’avide d’un neo che di sei o sette peluzzi piú biondi che oro brunito egli sul collo aveva. Per questo, credendo egli fermamente che questo fosse don Diego, se gli lasciò cadere al collo abbracciandolo tenerissimamente, e tuttavia diceva: — Veramente voi sete il signor don Diego. — L’altro romito, che ben aveva conosciuto il signor Roderico, come il vide piangere e cosí amorevolmente abbracciare il suo padrone, tutto s’inteneri e con molti singhiozzi cominciò forte a piangere. Don Diego altresí, che si sentiva al collo uno dei cari amici che al mondo avesse, non si puoté tanto contenere che a mal suo grado gli occhi di lagrimosa rugiada non se gli colmassero; nondimeno egli niente rispondeva. Ma tuttavia dicendo il signor Roderico: — Voi sète pur quello, voi sète il mio signor don Diego, — egli lasciò in abondanza di molte calde lagrime rigarsi il volto, e quello che con parole non poteva e non voleva esprimere, il naturai instinto con le lagrime assai apertamente manifestava. Il perché il signor Roderico gli replicava pure: — Signor mio, voi non me lo potete negare; io vi conosco, e so che sète quello. — A la fine fu astretto per mille vie don Diego a manifestarsi, e disse: