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novella xxvii 367

ancor che non volesse, d’amarla. Ma, parendo a lui che pure se le fosse in qualche parte scoperto e non aver in lei trovata corrispondenza come averia voluto, restava di questo suo amore in dubio. Pensando poi che ella era ancor fanciulletta e che per l’ordinario le fanciulle deveno esser modestissime e non cosi di leggero dar credenza a le ciancie dei giovini, si confortava alquanto e sperava con fedel servitú acquistarla. Tali furono i pensieri quella notte dei dui nuovi amatori. Fatto il giorno, vennero i servidori di don Diego per accompagnarlo a casa. Frasi giá levata la gentildonna del castello, la quale, dato ordine che il desinare fosse onorevole e presto, non volle che il cavaliero partisse la matina. Ed egli di grado si lasciò sforzare come colui che sempre averebbe voluto veder Ginevra la bionda; la quale quella matina, levatasi di letto, per meglio compiacer al suo amante s’abbigliò molto riccamente, ma con tanta galanteria che pareva che ogni cosa intorno le ridesse. E ben miratasi e rimirata ne Io specchio e consigliandosi ancora con le sue donzelle a ciò cosa in lei non fosse che potesse esser ripresa, se n’uscí di camera e venne in un giardino, ove la madre di lei col cavaliere ragionando passeggiava. Come egli la vide, riverentemente la salutò, e fiso mirandola, se il giorno innanzi gli era paruta sommamente bella, ora gli parve che quanta mai beltá si potesse in donna desiderare o che dagli scrittori sia stata scritta giá mai fosse perfettamente in costei, di maniera che non poteva levarle gli occhi da dosso. Medesimamente a lei parve che il cavaliero fosse pure il piú bello e leggiadro giovine che trovare si potesse. E cosí vagheggiandosi pascevano gli occhi di quella dolce vista. Udirono poi messa in una capella nel castello e dopo la messa andarono a desinare. Come si fu desinato e che gli uomini con i cavalli di don Diego furono ad ordine, egli rese quelle grazie a la signora del castello che seppe e puoté le maggiori, le basciò le mani, offerendosi per sempre ai servigi di lei prontissimo. Rivoltatosi poi a Ginevra la bionda, umilmente le basciò le mani e volendo non so che dirle, vinto da soverchio amore, mai non seppe formar parola e meno sapeva lasciarle la delicata mano. Il che fu a la giovane