la morte de la moglie e che sapeva certo che in Milano erano genti per ammazzarlo. Egli ringraziò Delio e gli disse: — Delio, voi sète ingannato, perciò che io ho lettere da Napoli dai miei che il fisco in breve rilascerà il mio, e da Roma anco ho buona speranza che monsignor illustrissimo e reverendissimo mio signore non è più in tanta còlera, e meno il signor suo fratello, e che io senza fallo riaverò la signora mia consorte. — Delio, conoscendo l’inganno che fatto gli era, disse ciò che a proposito gli parve e lo lasciò. Quelli che cercavano di farlo uccidere, veggendo che l’effetto non succedeva e che quel signore che aveva le genti d’arme si mostrava freddo in questa impresa, diedero la commissione a un signor di quei di Lombardia, pregandolo caldamente a far ogni cosa per farlo ammazzare. Aveva Delio detto al signor L. Scipione Attellano tutta l’istoria fin qui seguita e che voleva metterla in una de le sue novelle, sapendo di certo che il povero Bologna sarebbe ammazzato. Ed essendo in Milano un di L. Scipione e Delio, per iscontro al Monastero maggiore eccoti il Bologna sovra un bellissimo giannetto, che andava a San Francesco a messa, e aveva dui servidori innanzi, dei quali uno aveva un'arme astata in mano e l’altro l’ore de la nostra Donna. Delio alora disse a l’Attellano: — Ecco il Bologna. — Parve a l’Attellano che il Bologna fosse tutto smarrito in viso e disse: — Per Dio egli farebbe meglio a far portar una altra arme d'asta che quello officiolo, essendo in sospetto come è. — Non erano l’Attellano e Delio giunti a San Giacomo che sentirono un gran romore, perciò che, non essendo anco il Bologna arrivato a San Francesco, fu dal capitano Daniele da Bozolo con tre altri compagni ben armati assalito e passato di banda in banda e miserabilmente morto, senza che nessuno gli potesse porger aita. E quelli che l'uccisero a lor bell'agio andarono ove più loro parve a proposito, non ci essendo chi volesse prendersi cura per via di giustizia di cacciargli.