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278 parte prima

cibi, ed essendo richiesta d’andar a ragionamento con il barone, mai non volle acconsentirlo. In questo tempo il signor Ulrico tutto il dí vedeva e rivedeva la sua bella imagine, la quale sempre ritrovava d’un tenore, bella e colorita. S’era giá infinite volte avvertito da alcuni come il cavalier boemo mille fiate il dí apriva la borsa e, cavatone un picciolo scatolino, intentamente ciò che dentro vi era risguardava, e poi chiusolo il riponeva ne la scarsella. Onde essendo da molti domandato che cosa ella si fosse, a persona non l’aveva voluto palesar giá mai. Né mai pertanto vi fu chi al vero s’apponessi. E chi, per Dio, averebbe mai cosí fatto incantesimo imaginato? Tuttavia, oltra gli altri, il re e la reina volentieri averebbero inteso che faccenda fosse quella che il cavalier boemo tanto intentamente e cosí spesso contemplava; nondimeno non parve loro di cotal fatto chiedergli la cagione. Era giá passato piú d’un mese e mezzo che il signor Alberto era da la corte partito e divenuto castellano e fatto gran filatore. Onde, veggendo il signor Uladislao che, secondo che tra loro si era convenuto, il signor Alberto non gli mandava né messo né ambasciata come a lui il fatto fosse successo, stava in gran pensiero di ciò che far devesse, varie cose tra se stesso piú volte imaginando. Cadutogli poi ne l’animo che il compagno felicemente al fine de l’impresa fosse pervenuto ed avesse colto il desiato frutto da la donna, e che, immerso ne l’ampio e cupo pelago dei suoi piaceri, si fosse l’ordine preso smenticato e non si curasse di dargliene avviso, deliberò mettersi in cammino e tentar anch’egli la sua fortuna. Pertanto, non dando molto indugio a l’essecuzione del suo pensiero, ordinò tutto quello che gli parve necessario per questo viaggio, e montato con dui famigli a cavallo, si mise a cavalcare verso Boemia, e tanto di giorno in giorno caminò, che pervenne al castello ove la bella ed onestissima donna dimorava. E sceso a l’ostello ove anco il signor Alberto s’era da prima alloggiato e di lui diligentemente spiando, intese quello molti dí innanzi essersi partito. Del che forte meravigliandosi non sapeva che cosa del fatto di quello imaginarsi. E il tutto se non come in effetto era pensando, propose di mettersi a la