Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/278


novella xxi 275

era entrato di voler espugnare l’onestá de l’altrui moglie. Gli veniva in niente la perdita dei suoi beni che gliene seguiva, avendoli con l’autoritá del re messi in compromesso. Lo affligeva sovra modo la vergogna, lo scorno e il vituperio che, sapendosi questo fatto in corte — ché esser non poteva che da tutto il mondo non si sapesse, — ne aspettava, e pareva talora che il core da due mordenti tanaglie stretto e sterpato gli fosse, di maniera che perdeva quasi in tutto ogni sentimento. Volteggiando adunque per la camera furiosamente e qua e lá dimenandosi, vide a caso in un canto di quella una conocchia carica di lino, e il fuso al lino appiccato, e vinto da la còlera fu il tutto per rompere e straziare; pure, non so come, egli si ritenne. Era su l’ora de la cena, quando ritornò la donzella a lui, la quale aprendo il portello salutò il barone e gli disse: — Signor Alberto, io sono venuta a prender il filo che filato avete a ciò che io sappia che cena vi debbia recare. — Il barone di malissimo talento pieno, con fellone animo, se prima era in còlera, a questo protesto salí in molto maggiore, e cominciò a dirle le maggiori villanie del mondo, che mai a donna di cattiva vita fossero dette, e proverbiare disonestamente la donzella, bravando contra lei come se in libertá e ad alcun suo castello si fosse trovato. La donzella, da la padrona sua instrutta, ridendo gli disse: — Signor Alberto, voi, per la mia fede, avete un grandissimo torto a braveggiare contra di me e dirmi villania. Poi questi vostri farnetichi costá dentro montano nulla. Sapete bene che ambasciator non porta pena. La mia signora vuol sapere da voi che cagione vi ha mosso a venir qui, e se ci è nessuno che de la venuta vostra sia consapevole. Questo, oltra il filare, conviene che voi mi dichiate. Voi sète ridotto a tale, che date dei calci al vento e pestate acqua in mortaio, se pensate quindi uscir giá mai, se voi non filate e non dite ciò che vi ho richiesto. Sí che passate questa vita pazientemente, perciò che altro modo né rimedio ai casi vostri non ci è, e pensando di far altrimenti voi vi beccate il cervello. Questa è la ferma e determinata conchiusione, che altro non avete a mangiare, che un poco di pane e d’acqua, se non