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novella xxi 267

poche di ogni riverenza ed onore son degne. Ma io ho bene un segreto, col quale in gran parte potrò sodisfare a la domanda tua, che è tale, che io con l’arte mia in spazio di poche ore ti farò una picciola imagine di donna con certa mia composizione, che tu continovamente potrai in un picciolo scatolino portar teco ne la tua borsa, e tante volte il giorno quante ti piacerá mirarla. Se la moglie tua non ti romperá la fede maritale, vedrai sempre la imagine sí bella e sí colorita come io la fabricherò, e parrá che venga alora alora da la mano del pittore; ma se per sorte ella pensasse sottoporre a chi si sia il corpo suo, la imagine diverrá pallida, e venendo a l’atto che facesse ad altrui di sé copia, subito essa imagine diverrá nera come spento carbone e putirá di maniera che il puzzo si fará d’ogn’intorno meravigliosamente sentire. Ogni volta poi che sia tentata, si fará di color giallo come un biondo oro. — Piacque pur assai il mirabil segreto al cavaliere e gli prestò quella fede che a le piú vere e certe cose si presta, mosso ed assicurato da la fama che di lui e de l’arte sua intendeva, perciò che quelli di Cuziano narravano cose incredibilissime de l’arte di quello. Convenuto adunque seco del prezzo, ebbe la bella imagine ed al castello suo tutto lieto se ne ritornò. Quivi essendo dimorato alcuni dí, deliberò andar a la corte del glorioso re Mattia e la sua deliberazione a la moglie manifestò. Messe poi a ordine le cose de la casa e lasciato il governo del tutto a la donna, avendo giá apparecchiato quanto gli era bisogno per il suo viaggio, ancor che con molto dolore e discontentezza d’animo da la sua donna si allontanasse, pure si partí e si ridusse in Alba Reale, ove era in quei giorni il re Mattia e la reina Beatrice, dai quali fu lietamente ricevuto e visto. Non stette molto in corte, che venne in grandissima grazia di tutti. Il re, che giá il conosceva, gli ordinò onesta provigione e cominciò adoperarlo in molti affari, i quali tutti egli condusse a fine secondo il voler del re. Dapoi mandato a la diffesa di certo luogo che i turchi infestavano sotto la condotta di Mustafá basciá, egli in modo governò quella guerra, che cacciò gli infedeli tra le lor confine, acquistando nome di valente e forte soldato e prudente capitano.