scalco in altri torniamenti, giostre, bagordi e battaglie aveva fatto esperienza, e sempre trovatolo prudente, avveduto e prode molto de la persona, conobbe troppo bene che il cader de la lancia non era stato fortunevole, ma fatto per elezione, e riconfermò l'openione che aveva de la grandezza de l’animo e de la liberalitá del suo senescalco. E nel vero grandissima fu la cortesia di Ariabarzane senescalco, in modo che pochissimi, credo, si trovarebbero che volessero imitarlo. Veggiamo tutto il dí molti de li beni de la fortuna esser liberali donatori, e larghissimamente ora vesti, ora argento e oro, ora gemme e altre cose assai di valuta donare a questi e a quelli. Si vedeno li gran signori non solamente di queste cosí fatte cose esser a' suoi servidori larghi e cortesi, ma anco castella, terre e cittá magnificamente donare. Che diremo di quelli che del proprio sangue e de la vita istessa molte fiate sono per altrui servirne prodighi? Di cotesti e simili essempi pieni ne sono tutti i libri de l’una e l’altra lingua; ma chi la gloria sprezzi e sia del proprio onor liberale, ancora non si trova. Il vittorioso capitano dopo il sanguinolento conflitto a’ suoi commilitoni le spoglie de li nemici dona, li dà prigioni, e di tutta la preda li fa partecipi; ma la gloria e l’onore de la battaglia per sé riserba. E, come divinamente scrive il vero padre de la romana eloquenza, quelli filosofi che del deversi sprezzare la gloria scrissero, con gli scritti libri la gloria ricercarono. Ora il re, a cui queste grandezze e cortesie del senescalco non piacevano, anzi erano a noia, perciò che giudicava non convenirsi né essere punto condecevole che uno suddito e servitore si volesse non solamente agguagliare al suo signore, ma quello con opere cortesi e liberali obligare, cominciò, come si suol dire, darli de l’ala, né li fare quel buon viso che soleva. E a la fine deliberò farli conoscere che egli viveva in grandissimo errore, se si persuadeva rendersi il suo padrone ubligato; e udite come. Era antico ed approvato costume in Persia, che li regi ogni anno, il giorno anniversario de la loro coronazione solennizzassero con gran festa e pompa; nel qual dí tutti i baroni del regno erano ubligati ritrovarsi a corte, ove il re per otto giorni continui con sontuosissimi