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novella xvii 211

poi chiaramente che scriver cose che a la giornata avvengono, se son cattive, non per ciò macchiano il nome di chi le scrive. Ed avendo piú volte di questo ragionato insieme, giovami credere che punto non vi spiacerá che io in questo del vostro nome mi prevaglia. State sano.

NOVELLA XVII

Lucrezia vicentina innamorata di Bernardino Losco con lui si giace e con dui altri di Bernardino fratelli.


Come bene ha detto il signor Pirro, poi che madama non v’è senza cui non si può dar fine a la pace che conchiuder intendiamo, non sará male il tempo che ci avanza consumare in piacevoli ragionamenti. E forse poteva esser che argomento di parlar ci sarebbe mancato, se messer Alessandro non ci recava materia da ragionare. Egli m’ha fatto sovvenire d’un simil caso, che, non è perciò molto, ne la mia patria avvenne. Io non so se questa mantovana volontariamente abbia prestato il mortaio ai tre fratelli, o vero se è stata con inganno indutta, come fu la mia vicentina di cui intendo parlarvi. Vi dico adunque che in Vicenza tra molte nobili famiglie che ci sono, che i Loschi sempre hanno posseduto onorato luogo, sí per l’antiche ed oneste lor ricchezze, come altresí per gli uomini vertuosi e de la patria amatori in quella nati. Tra questi ci fu messer Francesco Losco, il quale ebbe per moglie una gentildonna trivigiana, che gli fece alcuni figliuoli. E veggendosi egli vicino al morire, fece testamento e lasciò la moglie curatrice e tutrice dei figliuoli, e passò a l’altra vita. La donna che era da bene ed amava i figliuoli, dolente oltra modo de la morte di quello, attese con ogni diligenza al governo de la casa. Il primo dei figliuoli, che Gregorio aveva nome, essendo giá instrutto ne le cose grammaticali, mandò a Padova, e per alcuna mischia indi levatolo, lo fece andar a Pavia, dove ne le leggi pontificie e cesaree divenne dottore dotto e famoso, ed a Vicenza se ne tornò, dove