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novella xv 177

una callisella o sia vietta rispondeva, dargli udienza. Aloise oltra modo lieto di cosí desiderata nuova, venuta la notte, lá circa le cinque o sei ore con una scala di fune, perché la finestra era molto alta, se n’andò tutto solo. Quivi giunto e fatto il segno che gli era stato imposto, attendeva che la sua donna, secondo l’ordine messo, giú mandasse lo spago per tirar la scala in alto, il che in poco d’ora fu fatto. Onde avendo ben attaccata la scala a lo spago, non dopo molto la vide esser tirata suso. Gismonda, come il capo de la scala ebbe in mano, quello accomandò strettamente legato a non so che, e fece segno a l’amante che su salisse. Egli, che da amore era fatto audacissimo, animosamente per la scala in alto ascese. Ed essendo giá quasi su la finestra salito, troppo piú ingordo di voler entrar dentro ed abbracciar la donna che a la finestra era che non bisognava, o che che cagione se ne fosse, cascò indietro riversone, e due e tre fiate si sforzò d’agrapparsi a la scala, ma non gli venne fatto. Pur tanto giovolli che di botta salda non percosse suso il matonato de la rivetta. Il che se avvenuto fosse non era dubbio alcun che egli s’ammazzava. Nondimeno fu tale e tanta la percossa, che egli quasi tutte l’ossa si ruppe, e si fece nel capo una profonda piaga. Veggendosi adunque lo sfortunato amante cosí miseramente caduto, ancor che si tenesse per morto, piú puoté in lui il fervente e vero amore che a la vedovella portava, che non puoté il soverchio dolore de la gravissima percossa e la debolezza de la persona in tutto quasi sciancata e rotta. Onde levatosi a la meglio che gli fu possibile e subito messe le mani a tener stretto il capo, a fine che il sangue quivi non cadesse e fosse argomento di dar infamia alcuna a la sua donna, se ne venne su la fondamenta, verso le case d’Anselmo e di Girolamo sovra nominati. Ed essendo con gran difficultá quivi pervenuto e piú innanzi andar non potendo, da fierissimo dolore assalito s’abbandonò, ed isvenendo giú in terra per morto si lasciò andare, di modo che, essendogli sangue assai de la piaga del capo uscito, era di maniera in terra steso, che chiunque veduto l’avesse per altro che per morto non l’averebbe conosciuto. Madonna Gismonda, dolente oltra modo

M. Bandello, Novelle 12