Persia a’ persiani restituí, ch'era stato in mano de li macedoni e d'altre genti dopo la morte di Dario, che fu dal magno Alessandro vinto, per spazio d'anni circa cccccxxxviii. Questi adunque, avendo tutta Persia liberata e da li popoli essendo fatto re, tenne corte di magnificenze e d'opere virtuose, ed egli splendidissimo in tutte l’azioni sue, oltre i titoli ne le sanguinolente battaglie valorosamente acquistati, era tenuto per tutto l’Oriente il piú liberale e magnanimo re che in quella etá regnasse. Nei conviti poi era un nuovo Locullo, onorando grandemente i forastieri che in corte gli capitavono. Aveva costui in corte un senescalco detto per nome Ariabarzane, il cui ufficio era, quando il re publicamente faceva un convito, salito sovra un bianco corsiero e con una mazza d’oro in mano, venirsene innanzi agli scudieri i quali il mangiar del re portavono in vasi d'oro di finissimi pannilini coperti, e i panni erano tutti trapunti e lavorati di seta e d'oro a bellissimi lavori. Questo ufficio di senescalco era sommamente stimato, e communemente ad un de’ primi baroni del reame soleva darsi. Il perché detto Ariabarzane, oltre che era di nobilissimo legnaggio e tanto ricco che quasi nessuno uguale di ricchezze nel reame si trovava, era poi il piú cortese e liberal cavaliere che in quella corte praticasse, e tanto a le volte faceva il magnanimo e senza ritegno spendeva, che, lasciando il mezzo, in cui ogni virtú consiste, molte fiate agli estremi inchinando, cadeva nel vizio de la prodigalitá. Onde assai spesso parve che, non solamente col suo re volesse ne l’opere di cortesia agguagliarsi, ma ch’egli cercasse con ogni sforzo d'avanzarlo o vincerlo. Un giorno adunque fattosi il re portar lo scacchiero, volle che Ariabarzane seco agli scacchi giocasse. Era in quei di tra’ persiani il giuoco degli scacchi in grandissimo prezzo, e di tal maniera un buon giocatore era stimato, come oggidí tra noi è lodato un eccellente disputatore in cose di lettere e materie filosofiche. Onde assisi l'uno a rimpetto de l’altro ad una tavola ne la sala reale, ove erano assai gran personaggi che il giuocar loro attenti e con silenzio miravano, cominciarono a la meglio che sapevano l’un l’altro con gli scacchi ad incalciarsi. Ariabarzane,