dopo le consuete ed amorevoli salutazioni, in questo modo a dire madonna Luzia cominciò: — Isotta, sorella mia carissima, tu ancora non sai che io ti ho a dire la piú bella novella del tuo consorte che mai si sentisse. — Ed io — soggiunse subito madonna Isotta — ti vo’ narrare una favola del tuo, che ti fará non mezzanamente meravigliare, e forse ancora entrare in grandissima còlera. — Che cosa è questa? che cosa è questa? — dicendo l’una a l’altra, a la fine ciascuna narrò ciò che i lor mariti andavano cercando. Del che, ancora che fossero piene di mal talento contra i mariti, pur assai ne risero. E parendo loro che elle, come in effetto erano, fossero sufficienti e bastevoli a sodisfare agli appetiti loro, cominciarono a biasimare i mariti e dire che essi meritavano d’esser mandati a Corneto, se elle fossero cosí disoneste donne come eglino erano poco savi ed onesti. Ora dopo molti ragionamenti sopra queste cose avuti, conchiusero insieme esser ben fatto che unitamente attendessero ciò che i mariti loro piú innanzi ricercassero. Onde messo quell’ordine che lor parve piú convenevole, e data la posta d’avvisarsi ogni giorno di tutto quello che avvenisse, misero l’animo per la prima a questo: con dolci e lieti sguardi quanto piú potevano gli amanti loro invescare, e dargli speranza di voler lor compiacere. E cosí partite degli orticelli, quando in San Fantino o per Vinegia veniva lor fatto di vedergli, si scoprivano con un volto ridente tutte liete e baldanzose. Onde i dui amanti, veggendo i buoni visi che da le innamorate loro gli erano fatti, pensarono che non ci essendo modo alcuno di parlare con quelle, che era bisogno aiutarsi con lettere. E trovate certe messaggiere, de le quali la cittá nostra suol sempre trovarsi molto copiosa, ciascuno a la sua una amorosa lettera scrisse, la cui continenza era che ognuno sommamente bramava a segreti ragionamenti con la sua potersi ritrovare. Ed in pochi giorni, non vi essendo molto disvaro di tempo, mandarono le lettere. Le scaltrite donne, avute l’amorose lettere, essendosi perciò alquanto al principio mostrate a le ruffiane ritrosette, secondo che insieme si erano convenute, le diedero certa risposta che piú di speranza era piena che del contrario.