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novella x 141

che tutta la cristianitá altro non pensa che offenderti. Ed ora intendo io che il lor papa altro non fa che mandar i suoi prelati qua e lá per unire tutti i prencipi de la cristianitá a rovina tua. Ma se i cristiani s’unissero, che Dio nol voglia, che faremmo noi? Se tu perseveri in questa tua vita feminile, se tu di modo ti snervi, che a poco a poco il tuo valore si perda, la virilitá si debiliti e i soldati tuoi piú non s’armino e le cose de la guerra vadano in oblio, che fora se col soffi di Persia tuo acerbissimo nemico e col soldano d’Egitto parimente tuo avversario i prencipi cristiani d’Europa s’unissero? Aborre l’animo mio a pensar a questo, e prego Dio che non doni questa mente a’ cristiani, ché certamente l’imperio tuo se n’anderebbe in fumo. Omai, signor mio, destati, ché troppo hai dormito, mostrati esser uomo e non femina, segui le vestigie dei tuoi antecessori, e attendi a governar il tuo imperio e fa’ che i tuoi soldati tutto il dì siano con l’arme in mano. E se pur questa greca cotanto ti piace che tu difficilmente la possi lasciare, chi ti divieta che teco ne le spedizioni non la meni? Perché non puoi goder la sua beltá ed insiememente attender a la milizia? Molto piú dilettevoli ti saranno i piaceri, se dopo l’aver combattuto e debellato una cittá ne le braccia di quella ti metterai, che non è ora a starle mai sempre a canto. Prova a separarti per qualche giorno da lei, e troverai per effetto esser vero quello che io ti dico, perché conoscerai chiaramente la differenza che è tra i piaceri continovati e quelli che interpellatamente si gustano. Restami, signor mio, a dirti che le tante vittorie che i tuoi maggiori hanno avute e l’acquisto che tu di questo imperio greco hai fatto, sono nulla, se tu non le mantieni ed accresci, perciò che minor vertú non è l’acquistare che il saper conservare le cose acquistate. Vince, vince, signor mio, te stesso, e vincerai tutto il resto. Ti supplico adunque, se cosa da me ti è stata detta che l’animo tuo offenda, che tu meco usando de la tua clemenza mi perdoni, e pensi che la mia servitú e il zelo de l’onor tuo e de la tua salute a questo m’ha spinto. Ti assecuro bene e santamente giurar ti posso, che io non ho detto cosa alcuna se non per giovarti. A te ora sta a far tutto quello