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140 parte prima


che egli si contentasse del regno che il padre lasciato gli aveva, e si desse a l’ozio? Tu dei saper, signor mio, che non ci è mai stato nessuno del sangue ottomannico, il quale abbia piú faticate l’arme cristiane di lui, né che da quelle piú di lui sia stato faticato. Primieramente si vendicò contra i greci, ché molte de le lor cittá per forza prese, guastò le lor provincie, saccheggiò molte terre, spogliò le campagne, e la Romania in gran parte si fe’ tributaria. Espugnò Tessalonica, cittá nobilissima nei confini di Macedonia, che alora era sotto l’imperio dei veneziani, e passò oltra il Tomaro e Pindo con essercito grandissimo, e con vittoria perpetua debellò i focensi, soggiogò la provincia Attica, la Beozia, la Etolia, l’Acarnania, e tutte le genti che sono di qua da la Morea infino al seno corinziaco al suo imperio sottomise. Giovanni Castrioto, al quale tutto il nome epirotico ubidiva, per tema di non perder lo stato, diede ne le mani di tuo padre tre figliuoli e Croia cittá, con molti altri nobili ostaggi. Che ti dirò de la battaglia che egli ebbe contra Sigismondo imperadore e Filippo duca di Bergogna, ove era il fiore de la fortezza dei cristiani? Ruppe l’imperadore e prese prigione il Borgognone e quello in Adrianopoli condusse, ove con gran peso d’oro comperò Filippo la sua libertá. Né dopo molto mandò tuo padre un essercito di centomila cavalli a guastar l’Ungaria, ove diede a quella provincia danno grandissimo sotto la cura di Mesibecco. Prese poi per moglie la figliuola di Zorzo dispota con dote grandissima, che fu tua madre, e con arme si vendicò tutto lo stato del suocero. Non mi accade ora rammemorar l’altre spedizioni belliche di tuo padre contra gli ungari, essendovi tu in persona stato, ove vedesti la diligenza, la vigilanza e la costanza di tuo padre, il quale se si fosse dato a l’ozio, tu non saresti ora sì gran signore come sei. Ma dimmi un poco: pensi tu per aver acquistato l’imperio greco e tanto ampliato il tuo dominio di restar in pace e che piú che prima non ti bisogni proveder a la stabilitá del tuo dominio? Molti de’ tuoi sudditi adesso ti ubidiscono e ti onorano, i quali, se una guerra gagliarda a dosso ti venisse, piglieriano l’arme contra te. Tu deveresti pur sapere