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novella viii 115

Lodovico Gonzaga, vescovo di Mantova, qui in Gazuolo abitava, che egli sempre vi tenne una corte onoratissima di molti e vertuosi gentiluomini, come colui che si dilettava de le vertú e molto largamente spendeva. In quei dí fu una giovane d’etá di dicesette anni, chiamata Giulia, figliuola d’un poverissimo uomo di questa terra, di nazione umilissima, che altro non aveva che con le braccia tutto il dí lavorando ed affaticandosi guadagnar il vivere per sé, per la moglie e due figliuole, senza piú. La moglie anco, che era buona femina, s’affaticava in guadagnar qualche cosa filando ed altri simili servigi donneschi facendo. Questa Giulia era molto bella e di leggiadri costumi dotata, e molto piú leggiadra che a sí basso sangue non conveniva. Ella ora con la madre ed ora con altre donne andava in campagna a zappare e far altri essercizi, secondo che bisognava. Sovviemmi che un giorno, essendo io con l’eccellentissima madama Antonia Bauzia madre di questi nostri illustrissimi signori, e andando a san Bartolomeo, che incontrammo la detta Giulia, la quale con un canestro in capo a casa se ne ritornava tutta sola. Madama, veggendo cosí bella figliuola che poteva avere circa quindeci anni, fatto fermar la carretta, le domandò di chi fosse figliuola. Ella riverentemente rispose e disse il nome del padre, e molto al proposito a le domande di madama sodisfece, che pareva che non in un tugurio e casa di paglia fosse nata e allevata, ma che tutto il tempo de la sua etá fosse stata nodrita in corte, di modo che madama mi disse volerla pigliar in casa ed allevarla con l’altre donzelle. Perché poi si rimanesse, io non vi saperei giá dire. Ritornando dunque a Giulia, vi dico che ella tutti i giorni che si lavorava non perdeva mai tempo, ma o sola o in compagnia sempre travagliava. Le feste poi, come è la costuma del paese, ella dopo il desinare andava con l’altre giovanette ai balli e davasi onestamente piacere. Avvenne un dí che, essendo ella in etá di circa dicesette anni, che un camerier del detto monsignor vescovo, che era ferrarese, le gettò l’ingorda vista a dosso veggendola ballare, e parendogli pure la piú vaga e bella giovanetta che veduta da gran tempo avesse, e tale che, come s’è detto, pareva ne le piú civili case nodrita,