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novella i 7

dare una de le vostre signore figliuole per moglie al signor conte di Gaiazzo. Il parentado veramente è molto onorato e nobile, essendo il conte de la antichissima casa Sanseverina, che giá molti secoli ha posseduto e possede nel Reame di Napoli ducati, prencipati, contee e baronie e stati opulentissimi, da la cui stirpe sono usciti uomini eccellentissimi, cosí ne la milizia come in altre vertú. Esso conte poi è cavaliere molto onorato, giovine de la persona benissimo disposto, e che punto da li padri e avoli suoi non traligna. Onde non potrebbe di lui se non buono ed onorevole parentado venirvi. E ben che, secondo che qui è stato detto, la signora contessa sua madre volentieri con voi s’imparentasse, pigliando la signora vostra figliuola per nora, nondimeno, avendo giá papa Lione fatto principiare il maneggio di dare al conte per moglie una sirocchia del cardinal Cibo, che è figliuola d’una sorella di esso papa, io crederei che non ve ne potesse se non seguire molto disturbo, ché essendo voi fuorausciti di Bologna, e dimostrando papa Lione volervi bene e giá fattovi molti piaceri, egli si potrebbe in cosí fatta guisa sdegnare, che a voi sarebbe di non picciolo danno, e tanto piú che a la corte di Francia, ove al presente il conte si ritrova, seco la pratica per uno gentiluomo espressamente dal cardinal Cibo mandato si maneggia. Sí che, signori miei, fatto avete saviamente resolvendovi de la maniera che resoluti sète. A voi non mancheranno generi secondo la qualitá e grado de la condizion vostra. Ed a ciò che con alcuno essempio io dimostri quanto nocivo sia far mercatanzia di questi matrimoni, a me piace di narrarvi le funeste e lagrimose nozze d’un cittadino di Firenze, origine e cagione de la rovina e divisione di quella nostra cittá, che fino a quel tempo era vivuta in grandissima pace e tranquillitá, essendo quasi tutta Italia piena di sètte e di parzialitá. Erano adunque gli anni di nostra salute mille ducento quindeci, quando il miserabil caso, di cui parlarvi intendo, avvenne; e fin alora la cittá nostra era sempre stata ubidiente a li vincitori, non avendo i fiorentini cercato di ampliare lo stato loro né offender li vicini popoli, ma solamente atteso a conservarsi. E perché li