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ad esser impiccati per la gola. Era quivi il conte Paris, il quale ne la chiesa a messa la vide, e ben che fosse magra, pallida e malinconica, gli piacque, e venne a Verona ove con messer Antonio conchiuse il matrimonio. Ritornò anco Giulietta a Verona, a cui il padre disse come il matrimonio del conte Paris e di lei era conchiuso, essortandola a star di buona voglia e rallegrarsi. Ella fatto forte animo, ritenne le lacrime de le quali gli occhi aveva colmi e niente al padre rispose. Certificata poi che le nozze s’apprestavano per mezzo settembre venente e non sapendo trovar compenso in cosi forzato bisogno ai casi suoi, deliberò andar ella stessa a parlar con fra Lorenzo e seco consegliarsi del modo che tener deveva a liberarsi dal giá promesso matrimonio. Era vicina la festa de la gloriosa assunzione de la sempre beatissima Vergine madre del nostro Redentore; onde Giulietta presa questa occasione, trovata sua madre, cosi le disse : — Mladre mia cara, io non so né posso imaginarmi onde sia nasciuta questa mia fiera malinconia che tanto m’affligge, perché dapoi che Tebaldo fu morto mai non ho potuto rallegrarmi, e par che di continovo io vada di mal in peggio né truovi cosa che mi giovi. E perciò ho pensato a questa benedetta e santa festa de l’assunzione de la nostra avvocata Vergine Maria confessarmi, ché forse con questo mezzo io riceverò alcun compenso a le mie tribulazioni. Che ne dite voi, madre mia dolce? parvi egli eh’ io faccia quanto m’ è caduto in mente? Se altra via vi pare che prender si debbia, insegnatemela, ché io per me non so dove mi dia nel capo. — Madonna Giovanna che era buona donna e molto religiosa, ebbe caro intender l’intenzion de la figliuola e l’essortò a seguir il suo proposito, commendandole molto cotal pensiero. E cosi di brigata se n’andarono a San Francesco e fecero chiamar fra Lorenzo, al quale venuto e nel confessionario entrato, Giulietta da l’altra banda se n’andava a porsi dinanzi e in questo modo gli disse : — Padre mio, non è persona al mondo che meglio di voi sappia quello che tra mio marito e me è passato, e perciò non fa mestieri che io altrimenti ve lo ridica. Devete anco ricordarvi d’aver letta la lettera che io vi mandai che leggessi e poi la mandassi al mio Romeo, ove scriveva come mio padre m’aveva