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era uomo assai prode ed animoso nei perigli. Come egli fu giunto a la casa, cominciò a salir le scale per andare in sala ove sentiva esser il romore. Avvenne che essendo giá quasi salito, che Alfonso al capo de la scala per discender venne, avendo seco alcuni dei suoi servidori. Come egli vide il Lavagna che montava, essendo esso Alfonso in grandissima còlerá e non si potendo in modo alcuno dar pace de la perdita de la sua signora che tanto amava, con uno viso turbato e minacciante voce disse al Lavagna : — Ove ne vai, moro bianco e villano traditor che tu sei ? — Il Lavagna che non era uso a portar di groppa e sofferir che altri l’ ingiuriasse, o conoscesse Alfonso o no, gli disse che mentiva e che era un giudeo marrano. Da le parole vennero a menar le mani, di modo che il Lavagna gli tirò una brava stoccata e il passò di banda in banda, onde il povero Alfonso subito morí. Gridarono gli spagnuoli: — A l’arme, a l’arme ! — e medesimamente il popolo s’armò, e in quella mischia furono morti alcuni spagnuoli. E se l’ imperadore con l’autoritá sua non vi s’ intrometteva, avevano i genovesi animo di vendicar i ricevuti danni al tempo del sacco di Genova. In quei tumulti il Lavagna dubitando de la giustizia, si parti e si salvò su quello di Piacenza.