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volse che egli in dono Faccettasse. Fu Alessandro d’animo grande, e in questo caso divenne di se stesso maggiore, né men grande quanto s’avesse acquistato una gran vittoria. Vinse egli se stesso, e non solamente il corpo de la sua amata Campaspe donò ad Apelle, ma gli diede anco l’affezione che a quella aveva, non avendo rispetto veruno a lei, che d’amica d’un tanto re ella divenisse amica d’un artefice. Ora vegniamo ai tempi nostri, e parliamo d’un pittor fiorentino e d’un corsaro di mare. Fu in Firenze Tomaso Lippi, il quale ebbe un figliuolo chiamato Filippo, che d’anni otto, essendo morto il padre né avendo come sostentar la vita, fu da la povera madre dato a’ frati del Garmeno. Cominciò il fraticello in luogo d’ imparar lettere, tutto il di ad imbrattar carte e mura facendo qualche schizzo di pittura; il che veduto dal priore e conosciuta l’ inclinazione del fanciullo, gli diede comoditá di darsi a la pittura. Era nel Carmino una cappella di nuovo dipinta da un eccellente pittore. Piaceva ella molto a fra Filippo Lippi, ché cosi il fraticello era appellato, onde tutto il di v’era dentro con altri garzoni a disegnare, e gli altri di cosi gran lunga avanzava di prestezza e di sapere, che appo ciascuno che il conosceva era ferma ed universal openione ch’egli ne l’etá matura devesse riuscire pittor eccellentissimo. Ma fra Filippo nel fiorir degli anni non che ne l’etá matura tanto s’avanzò e cosi divenne nel dipinger perfetto, che tante lodevoli opere fece che fu un miracolo, come in Firenze nel Carmeno e in altri luoghi oggidí si può vedere. Il perché sentendosi da molti lodare e rincrescendogli la vita fratesca, lasciò l’abito da frate ancor che giá fosse ordinato diacono. Fece molte belle tavole dipinte al magnifico Cosimo de’ Medici, al quale fu di continovo carissimo. Era il pittore sovra modo libidinoso ed amator di femine, e come vedeva una donna che gli fosse piacciuta, non lasciava cosa a far per averla e le donava tutto ciò che aveva, e mentre in lui questo umor regnava, egli nulla o poco dipingeva. Faceva fra Filippo una tavola a Cosimo dei Medici che egli voleva donar a papa Eugenio veneziano; e veggendo il Magnifico che egli assaissime volte lasciava il dipingere e dietro