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moglie che a modo veruno non smontasse le scale non volendo che ella praticasse ne le stanze terrene; del che la mal maritata Cornelia se ne viveva in tanto e si fatto fastidio che n’era per impazzire. A le messe andava solamente le feste, e bisognava che andasse la matina a buon’ora a la prima messa che nel far del giorno a la parrocchia si diceva, e da un servidore per commissione di messer lo dottore v’andava accompagnata. De le predicazioni, vespri ed altri divini offici non accadeva parlarne, e meno d’andar a feste e nozze se ben era invitata. Ma quello che piú d’ogn’altra cosa la sventurata e disperata giovane tormentava era il vedersi un marito vecchio a lato, che tante vigilie e digiuni far le faceva che a pena una volta il mese la copriva, e massimamente dopo il primo figliuolo che ella fece il primo anno del suo infelice maritaggio. Ed ella averebbe voluto tutte le notti esser ben coperta e non perder cosi miseramente la sua gioventú. Ma era tanto gramo e di si poca lena il dottore che quelle poche volte che con madonna Cornelia veniva a battaglia, ancor che molto di rado vi venisse, stava dapoi molti e molti di prima che egli potesse ristorar le perdute forze; e si credeva pure con buone parole e certe ragioni sue poco importanti che le diceva, appagarla. Il che era indarno, perciò che la mal pasciuta giovane averebbe voluto fatti e non parole. Ora essendo ella stata circa quattro anni in cosi misera vita e veggendo che di quel di casa non poteva in guisa alcuna prevalersi, poi che assai sopra questo ebbe pensato, deliberò buttarsi a la strada e procacciarsi di quello di fuora trovando persona che le provedesse di quello che piú le bisognava. Ma tanta era la solenne e continova guardia che l’era fatta, che molto malagevolmente poteva far cosa che profitto le recasse. Veggendo adunque l’estrema difficultá che aveva in trovarsi gentiluomo pavese o scolare che il suo mal coltivato orto innacquasse, pensò per altra via d’adacquatore provedersi. Aveva il dottore alarne sue possessioni a Seivano, villa del Pavese, ove teneva di continovo un fattore con massari per lavorar le possessioni. Tra’ lavoratori uno ve n’era giovine di circa ventisett’anni, assai grande di persona e per contadino appa-