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de l’albanese; onde il cavaliero Spada ingelosiva ogni ora molto piú e pareva che d’ogni cosa avesse paura, e non sapeva dir di che. Era egli stato molti anni al servigio del signor Gian Giacomo Triulzo e da lui a Castelnuovo molta roba di ghibellini avuta possedeva; onde parendoli che a Castelnuovo starebbe meglio che in Mantova, deliberò condurvi la moglie. Ed avendo fatta questa determinazione e a la moglie dettala, che del tutto si contentava, avvenne che in quei di per Mantova ed anco ne lo stato di Milano si divolgò non so in che modo che il re di Francia avendo saputo come il Triulzo s’era fatto borghese di svizzeri per il castel di Musocco, gli aveva fatto mozzar il capo. E spargendosi questa fama, in quei medesimi giorni il Triulzo che era vecchio mori in via tornando da la corte di Francia a Milano. Onde per tutto la morte affermandosi ben che variamente il modo de la morte si dicesse, il cavaliero Spada tanto se n’attristò e in si fiera malinconia ne cascò che nessuna cosa lo poteva allegrare, di maniera che altro tutto il di far piú non sapeva che pianger dirottamente e lamentarsi. La moglie meravigliatasi di cosi subita ed aspra malinconia, gli domandò di questo strano accidente la cagione. Egli largamente le disse nessuna cosa affliggerlo se non la mala nuova che de la morte di suo padrone si diceva, di che ella seco dolcissimamente se ne condolse e pianse. A la fine veggendo ella che il marito viveva con questa nuova una dolorosa e travagliata vita e che di mal in peggio, non mangiando né dormendo tutto il di, procedeva e ne le lagrime tutto si distruggeva, si sforzò piú volte confortarlo con quelle parole amorevoli che sapeva dire. Ma cosa che ella li dicesse, niente gli giovava. Erano una notte in letto, e poi che ebbe la Reina un poco dormito, dal pianger e sospirare del marito destata, conoscendo quello proceder ne la sua passione piú acerbamente che a lei non pareva convenevole, con verissime ragioni ed amorevoli parole cominciò a volergli levar questo umor fantastico di capo. Ma che ! ella predicava a’ sordi ed al vento le sue parole commetteva, perciò che egli altro non rispondeva che voler morire, non gli parendo dopo la morte di cosi amato padrone dever restar in vita. Onde le diceva: