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desiderare, egli che bellissimo scrittore era, in un foglio politamente lo trascrisse. Diceva adunque cosi:

Quanto piú cresce Amor l’aspro tormento struggendo questa mia trist’alma e accesa, tanto piú sono ognor d’arder contento.

Se mille volte il di la tien sospesa tra speranza e timor, ogni dolore dolce fa questa gloriosa impresa.

Tant’alto è ’l fuoco ond’ io m’accendo il core che tra fiamme d’amor null’altro mai ebbe principio da tant’alto ardore.

Dolci dunque tormenti e dolci guai, dolce lume d’amor, dolce pensiero, che in me scendeste da tant’alti rai, tant’alta maiestá, tant’alto impero pavento a contemplar, e so ben ch’io son basso oggetto a l’alto ben ch’io spero.

Ma piú che la ragion può in me ’l disio e i begli occhi, ov’Amor pur mi conforta, armato di quel guardo onesto e pio;

sguardo che l’alma e ’l cor al ciel mi porta e d’ogn’ intorno l’aria rasserena, ch’a mille paradisi apre la porta.

Alma mia diva, angelica sirena, reale venustá, sacra bellezza, passa ogni ben la mia felice pena.

S’a si alto poggio il mio sperar si spezza, dirá almen il mio cor : — Io fui tant’alto, ch’agli occhi dei mortali ogn’altra altezza è bassa a par di questa ond’ io m’essalto.

Come messer Filippo ebbe trascritto questi versi, subito se ne tornò a corte, e fatta chiamar madonna Paola da uno dei camerieri, le disse : — Madonna, io per ora vi reco queste poche rime che sono molto belle e leggiadre. Voi le darete a la vostra padrona, ed io mi darò a torno d’averne de l’altre e tutte recherovvele. — Madonna Paola le pigliò, e andata in camera e trovato che la reina era senza compagnia ed intertenimento di