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NOVELLA XXII l’ impresa e che eglino pestano acqua nel mortaio e lavano i matoni. Non sono come è costei, sdegnose, superbe, capricciose e piene di mille tristi vezzi. Non vedi che questa che tu segui non si cura di te, e meno cura che tutto il mondo sappia che per lei tu faccia si strana e penosa vita? E il tutto avviene per ciò ’ che ella in sé non ha né costumi né gentilezza. Questa sua belta che tu tanto apprezzi è come un fiore, che il matino bello appare e la sera languido e secco si mira. Un poco di febre e il corso del tempo ogni bellezza le involeranno, e restera un pezzo di carne senza bene alcuno. Dunque una semplice bellezza senza il fregio di qualche verttl. terra l’animo tuo si vituperosamente legato ? Perdonami, fraterno, e odi pazientemente il vero. V eggio che tu ti adiri, ché il viso tuo cangiato me ne da indizio. Turbati e adirati quanto vuoi, ché poi che ho cominciato a scoprirti l’error tuo, io seguirò il camino col lume de la verita. E se tu metti un poco da canto questa tua amorosa passione che ti acceca, veclerai che io dico il vero, ’ e ·se ben adesso mi vuoi forse male, col tempo me ne vorrai bene, ché a lungo andare questa tua pazienza infinita restera vinta e conoscerai da te stesso l’errore ove sarai tanto tempo dimorato. Ma questi tali pentimenti sono di poco profitto. Quello che il tempo, che è padre de la verita, ti fara col suo veloce corso conoscere, fa’ che tu con la prudenza tua ora conosca, e saTai da tutti commendato. Ov’ è l’ ingegno tuo? ove è il valore? ove è l’avvedimento e il discorso de l’ intelletto che tante fiate ne l’ imprese marziali t’ha fra gli altri fatto tanto di onore? ov’ è il pregio de la tua cavalleria che hai acquistato, non farneticando dietro a femine e a vani amori, ma operando cavalerescamente? ove sono tante altre doti tue che in questa corte ti fanno cosi riguardevole? Certo che di te troppo mi duole, e tropipo mi spiace vederti perduto come ti veggio. Né voglio gia ora diventar un frate e pTedicarti la castita e l’aborrire tutte le donne, ché so .che sei ancor giovine e che difficil cosa è a chi vive delicatamente e in liberta astenersi dagli abbrac·· ciamenti de le donne. Io vorrei che tu amassi ove l’amor tuo fosse ricambiato, o almeno avessi speranza dopo la fede! e lunga servitu aver qualche guiderdone. Ma tu ami costei che