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NOVELLA XXXVII dinanzi a lui inginocchiatasi, con ferma voce ed altero anim o gli disse: - Sire, nuovo instinto dinanzi a voi m’ ha condotta, ove io gia mai a questo m odo venir non credeva. Ma delib er ata di levarmi la seccaggine dei vostri messi ed ambasciate e sodisfar ai parenti miei che, da voi corrotti, tutto il di m’essortavano a compiacervi, ove mi devevano prima strangolare, e ne l’animo mi o deliberata ciò che di me intendo di fare, qui sono presta ad ubidire ai vostri comandamenti. M a prima che io ne la total vostra liberta mi ponga e che voi. prendiate di me quel diletto che tanto mostrato avete amare, voglio per isperienza certificarmi se l’amor vostro verso me è si fervente come per tante lettere m ’avete scritto e piu volte mandato a dire. E se cosi è come volete ch’ io creda, voi mi farete una picciola grazia, che a voi sara molto facile a fare ed a me apporterei il maggior contento che io mai sperar né aver pos sa. Se poi ciò ch’io vi r ichiederò forse vi paresse duro e grave a metter in essecuzione, voglio da voi intender se lo farete o no , altrimenti non sperate che io, mentre averò fiato in corpo, sia mai di cosa alcuna per compiacervi. Sovvengav~, sire, di quello che gia a Salberi mi diceste e poi scrittomi e fatto intendere, che sapendo voi di farmi cosa grata, non v’averei tanto saputo comandare quanto da voi subito in effetto sarebbe stato messo. Ora io non vi comando, ché questo presumer mai non debbo, ma bene umilmente vi prego e supplico che degnate darmi la parola e fede vostra di far ciò ch’ io vi supplicherò, e ricordatevi che parola di re mentir non d~ve né esser vana. Il re che mentre ell a parlava le teneva gli occhi fisi dentro il bel viso, e a lui pareva senza parangone piu bella e piu leggiadra che mai veduta l’avesse, sentendosi ora si caldamente da quell a bocca pregare da cui egli un amoroso bacio tanto bramava, non che una picciola grazia ma tutto il regno le averebbe promesso. Il perché chiamato Iddio e tutti i santi e sante del paradiso per t estimoni a quanto dire e prometter le voleva, in questa forma le rispose : - Unica mia da me infinitamente, e sovra ogni creata cosa, amata signora, poi che voi la vostra mercé degnaste venir qui in casa nostra e mi chiedete che prima che io di voi il mio