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mettesse innanzi gli occhi tutti i perigli e casi fortunevoli che gli ponno o.ccorrere, e che egli si mette a rischio di perder la vita che cerca .torre altrui, di rovinar sé e i figliuoli, certo io mi fo a credere che poche vendette si fariano. Ma come s’ è detto, il vendicarsi è cosa tanto dolce e appetibile che inebria ed offusca gli occhi de la mente, di modo che la persona ad altro non rivolge l’animo che a far vendetta, avvengane poi ciò che si voglia. Ora io vo’ narrarvi quanto altamente un nostro gentiluomo g.enovese si vendicasse e come ne la vittoria moderasse la còlera. Solevano gia i nostri cittadini, come anco al presente fanno, trafficar per tutte le provincie del mondo . cosi tra’ fedeli come tra gli infedeli. Avvenne negli anni di nostra salute mille trecento ottanta, poco piu o poco meno, che un nostro gentiluomo chiamato Meguolo de la nobile ed ant ica schiatta dei Lercari si trovò in Trebisonda, ove negoziando, perciò che era persona molto destra ed avvenevole, entrò in grandissima grazia di quell’imperadore e non sapeva domandar cosa che da lui non ottenesse. Per questo trafficava con inestimabil utilita in quella provincia e ne l’ altre parti, di modo che divenne ricchissimo. E per esser straniero, era da molti de la corte invidiato. Ma egli attendeva con buona grazia de l’ imperadore a far i fatti suoi e non offender persona, anzi dove poteva giovar a chiunque l’opera di lui ricercava, mai non si mostrava stracco. Avvenne che u~ giorno giocando con un favorito de l’ imperadore, di cui era publica voce e fama che da l’imperadore era la notte come moglie adoperato, che Meguolo, perché giuocavano a scacchi, diede scacco m atto al giovine. Aveva esso Meguolo pazientemente soppo r tato mille ingiuriose parole che giocando il giovine gli aveva dette ; ma veggendo che finito il giuoco non cessava di dirgli ingiuria, e insup(írbito del favor de l’imperadore moltiplicava d’ ingiur iarlo, a la presenza di molti cortegiani gli rispose senza còle.r a qu anto gli pareva che a l’onor suo appartenesse, mostrando sempr e nel suo parlar modestia né parola fuor di proposito dicendo, se non quanto era da la conservazion(í de l’onor suo astretto. Il giovine cortegia.no che non sapeva servar modo, . ove deveva riconoscersi e non ingiuriar Meguolo, cominciò fieramente piu