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18 | la quarta dimensione o l'iperspazio |
elasticità in strati, che si sovrappongono e si compenetrano precisamente come deve avvenire per l’etere, che la nostra scienza occidentale considera omogeneo, mentre l’occultismo lo differenzia coll’autorità del ragionamento e con quella maggiore fornita dall’esperienza dei chiaroveggenti.1
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Altra esperienza, nella quale tutti possono esercitarsi, è il calcolo; a quest’ultimo adunque ricorriamo tentando di scoprire una qualche legge, che ci porti direttamente alla intuizione di una figura geometrica a quattro dimensioni. Ecco una linea retta, un quadrato, un cubo rispettivamente rappresentati dalle figg. 1ª, 2ª e 3ª. Osservando la fig. 1ª si vede che ha due vertici (estremità, punte, angoli uguali a zero); la fig. 2ª ne ha quattro, ossia il doppio della 1ª; la fig. 3ª ne ha otto, il doppio pure della precedente. Dunque la figura successiva di 4ª dimensione per analogia dovrà averne sedici. fig. 1 Regola generale: Il numero dei vertici od angoli di una figura di qualsiasi dimensione è uguale al doppio dei vertici od angoli della figura precedente. La fig. 2ª porta quattro rette, o lati, ossia il doppio della figura precedente di origine, più tante rette, o lati quanti sono i vertici (estremità, punte, angoli uguali a zero) della figura stessa, cioè della fig. 1ª. La fig. 3ª, cubo, ha pur essa il doppio delle rette, lati o spigoli della fig. 2ª, ossia della prece- fig. 2 dente d’origine, cioè, del quadrato, più tante altre rette, lati o spigoli quanti sono i vertici od angoli del quadrato stesso; ossia 8 + 4 = 12. Seguendo la stessa norma per la successiva figura di quarta dimensione, si dovrà avere: il doppio delle rette, lati o spigoli del cubo, più altrettante rette, lati o spigoli, quanti sono gli angoli del cubo stesso, cioè, 12 × 2 + 8 = 32.
fig. 3
- ↑ A. Besant. — « La Sapienza antica ».