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traedro diventerebbe interna e viceversa. Pertanto con un ragionamento analogo a quello già fatto per le figure simmetriche in 1ª e 2ª dimensione, si verrà a concludere di poter presumere che debba esservi nel quarto spazio un movimento, mediante il quale diventi possibile la sovrapposizione dei tetraedri, e così pure possibile al guanto sinistro di adattarsi come destro e viceversa, senza che le superficie esterne diventino interne. Ciò che è detto per i tetraedri può riferirsi a due spirali, di cui l’avvolgimento di una sia da dritta a sinistra e dell’altra da sinistra a dritta.

Se ora notiamo che gli abitanti di seconda dimensione devono far rotare le proprie figure (linee) attorno ad un punto, e quelli in terza dimensione devono far rotare le proprie figure (superficie) attorno ad una linea, si potrà arguire che il movimento, per passare in quarta dimensione, dovrà certamente avverarsi facendo rotare una figura di volume attorno ad un piano. E si comprende come tutto ciò sia in modo relativo; cioè per rispetto alle possibilità organiche dei vari esseri considerati; mentre in modo assoluto: se negli ambienti di 1ª e 2ª dimensione sono possibili per noi i fatti giudicati impossibili da quei supposti abitanti, analogamente sarà possibile in quarta dimensione, ciò che abbiamo giudicato impossibile per noi di terza.

Una difficoltà, per intuire la quarta dimensione, sorge dal confondere, per consuetudine, lo spazio colla materia. Quest’ultima ha sul nostro piano fisico quelle proprietà, che i nostri sensi distinguono con i qualificativi di lunghezza, larghezza e profondità, ed occupando un posto può bensì considerarsi come porzione dello spazio, ma non è mai lo spazio e meno ancora poi lo spazio infinito, pel quale ammettendo pure di non poterlo dimostrare suscettivo di altre dimensioni, neppure si può provare il contrario. D’altronde se anche vogliamo considerare la materia interamente connessa all’idea dello spazio, è d’uopo altresì considerare che pei nostri sensi attuali, la materia stessa non ha solamente la proprietà dell’estensione, ma eziandio quella di presentarsi con altri attributi, p. e. con il colore, il gusto, ecc. a cui possiamo aggiungere, come ben osserva H. P. Blava-