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218 DECENNALE IV DEL SECOLO IV. ferro a graffiar sopra quello^ talmente quelle facciate <^enwano disegnate tutte da quel ferro ^ e poi raschiato il bianco de campi di queste grottesche^ che rimaneva scuro^ le ^eni^a ombrando’^ o col ferro medesimo tratteggiando con buon disegno tutta quelV opera con acquerello liquido^ come acqua tinta di nero^ andana ombrando^ che ciò mostra una cosa bella^ ^^g^-) ^ ricca da vedere. Fin qui il Vasari. Di questo modo dipinse egli in Firenze la facciala della casa de’ Gondi in borgo Ognissanti, quella de’Lanfredini Luug’Arno, tra ’1 ponte a Santa Trinità, e la Carraia verso Sauto Spirito, quella de’Sertini da San Michele di piazza Padella, oggi detta degli Antinori, quella già di Bartolommeo Panciatichi sulla piazza degli Agli, oggi de’ Ricci, e la facciata della chiesa della Santissima Nunziata sopra il primo chiostro. Fu Andrea molto adoperato in occasione di nozze e d’esequie, e d’ogni altra sorte d’apparato, e assai operò per la serenissima casa de’ Medici. Sono in Firenze, per le case de’ particolari, lavori infniiti di sua mano di fregiature, soffitte, cassoni, forzieri, e slmili, tutti bellissimi. Fece con molta grazia, varietà e bellezza, disegni di ogni sorte di drappi e di broccati, che aggiunti alla nobiltà della materia ed eccellente maestria, con che si fabbricarono sempre nella città di Firenze simili cose, riuscirono desideralissimi per tutto il mondo. Fu però Andrea uomo tanto timoroso, che mai non volle pigliar lavoro sopra di sè, non bastandogli l’animo, dopo fatta l’opera, di farsi pagare, al contrario di tanti e poi tanti, che dopo essersi fatti pagare, mai non lavorano, e piuttosto volle in bottega far la seconda, che l’ultima figura, benché in verilà nel suo mestiere non avesse pari. Dalla medesima cagione derivò il conoscer che fece così poco la propria virtù, che potendo con poca fatica farsi ricco, contuttociò stando sempre al lavoro come un giumento, fecesi pagare scarsissimamente. Fu malinconico per natura, al che nggiunta l’incessante applicazione alle cose dell’arte, fu più