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parte potrei sperare più vigorosa, e benigna protezione; così confido, che solamente l’averla io implorata, servirà di motivo alla somma bontà e clemenza di V. A. per disporsi a concedermela, sul riflesso1 di quella irrefragabile testimonianza, che rende questa istessa supplica alla ingenuità del mio scrivere; perchè non caderà mai in mente ad alcuno, che io possa incorrere in tal temerità, qual sarebbe il consacrare a V. A. un’opera, che potesse anche per ombra esser redarguita di men sincera. Che poi l’opera per se medesima sia meritevole di comparire davanti, e dovuta all’ A. V., credo di poterlo con qualche ragione sperare, poiché per quanto ella sia poco aiutata dalla sufficienza dell’autore, il pregio della materia è così grande in se stesso, che incapace d’esser rialzato dall’eccellenza dello scrittore, non può eziandio restare avvilito dalla inabilità del medesimo. E quando pure la mia debolezza arrivasse a portargli alcun pregiudizio, non gli potrebbe mai torre il far palese la stima, e lo splendore che risultarono a questa patria dal risorgimento, e da’ progressi che in essa ebbero queste arti medesime, nel che consiste quanto l’opera ha in se di grande e di degno per esser ricevuta con alte-

  1. Voce non propria in questo senso. Il Vasari non l’avrebbe usata. Ma al tempo del Baldinucci la nostra lingua andava notabilmente alterandosi.