Olanda, unite per trattato
[7 settembre 1701] in quella che fu detta la «grande alleanza».
Venezia, neutrale al solito, dichiarò lasciar passare chi volesse
ne’ suoi Stati, eccettuate le terre chiuse; e nelle terre chiuse si
passò poi come nelle aperte. Cosí all’incirca in quelle de’ Farnesi,
degli Estensi e del papa barcheggianti. Casa Savoia sola continuò a
contare in Italia, anzi incominciò allora a contare in Europa. La
prima fazione in Italia (lasciando una congiura fatta in Napoli per
casa d’Austria, e secondo il solito mal capitata) fu la discesa del
principe Eugenio di Savoia capitano d’Austria, e giá gran capitano
nelle guerre anteriori d’Italia e di Turchia. Passò per Roveredo, la
Pergola, Serchio, Vicenza; cosí eludendo Catinat, grande e provato
capitano anch’esso, che coll’esercito franco-piemontese stava a guardia
in Val d’Adige, dell’antiche chiuse d’Italia contro Germania. Quindi,
sapientemente ed arditamente evoluzionando e combattendo, Eugenio
passò Adige e Mincio, e Catinat fu deposto. Sottentrògli Villeroi,
capitano di corte che si lasciò battere a Chiari [1º settembre], e
sorprendere e prendere in Cremona [1º febbraio 1702]. Sottentrògli
Vendôme che sostenne le cose francesi; e combattessi una battaglia
dubbia a Luzzara [15 agosto], a cui assistette Filippo V, venuto
di Spagna a visitar Napoli e Milano. — Il rimanente di quell’anno,
e mezzo il seguente 1703, passarono tra molte fazioni, ma niuna di
conto in Italia, niuna decisiva nemmeno altrove. Ma intanto volgevasi
dall’una parte all’altra Vittorio Amedeo duca di Savoia. Fosse ira
delle insolenze spagnuole e francesi, o aviditá e mutevolezza alle
promesse austriache, o legittimo intendere della propria indipendenza
minacciata tra Francia e Milano franco-spagnuola, ad ogni modo entrò
Vittorio Amedeo in trattati coll’Austria. Luigi XIV se ne accorse; e
a’ 29 settembre 1703 Vendôme disarmò e fece prigioni i piemontesi del
suo esercito. Il duca rispose dichiarando guerra a Francia e Spagna [7
ottobre], che, accerchiatone com’era tuttavia, fu bella arditezza; e
firmando con Austria e gli alleati di lei un trattato [25 ottobre], per
cui gli eran promessi il Monferrato (che si prevedeva disponibile fra
poco, dopo la morte di Carlo Gonzaga, senza figliuoli) ed Alessandria, Valenza,