figliuolo chiuso in Monmelliano con ordine al
governatore di non dar né figlio né fortezza, nemmeno per niuno scritto
di lei; e cosí salvollo dal Richelieu che lo voleva. Nel 1640, fu
ripresa Torino, e tornovvi madama reale. Nel 1642, si fece accordo tra
lei e i cognati; e le rimase la reggenza fino al 1648, e naturalmente
poi per piú anni il governo del figliuolo maggiorenne ma adolescente.
E durò la guerra ma lungamente tra Francia e Spagna. Ravvivossi nel
1656 colla presa di Valenza, ma senza grandi risultati nemmeno.
Erano i tempi della decadenza in Ispagna, e della Fronda in Francia.
Finalmente, addí 17 novembre 1659, facevasi la pace de’ Pirenei tra
Spagna e Francia; e fu firmata per questa dal Mazzarino, cardinale
italiano e successore al Richelieu nel ministero. E cosí liberato
Piemonte da amici e nemici, regnò Carlo Emmanuele II tranquillo,
splendido, edificator di chiese, palazzi e ville, protettor di lettere,
buono ed elegante principe. Disputò vanamente per il titolo di re di
Cipro con Venezia; e pacificatosi, le mandò il marchese di Villa suo
generale ed un corpo di truppe, ad aiutar Candia assediata dai turchi.
Mosse due cattive guerre contro a’ valdesi, e le finí lasciando le
cose come prima. Nel 1670, aprí tra’ dirupi di Savoia una strada a
Francia, opera alla romana, ammirata e superata da Napoleone, che se
Dio voglia sará superato da’ principi nostri, aiutati dalla presente
civiltá. Nel 1672, mosse guerra a Genova; ma non riuscí a nulla nemmeno
esso, e si rifece pace nel 1673, per mediazione e minacce di Luigi
XIV di Francia. Morendo [12 giugno 1675], fece aprir le porte del
palazzo, per vedere il popolo suo che amava riamato. Fu de’ pochissimi
di casa Savoia, che non conducessero le armi sue. — Il resto d’Italia
non ebbe in questo tempo nemmeno il solito vantaggio di giacere in
pace. I ducati settentrionali, Parma, Modena, Mantova con Monferrato,
furono attraversati da combattenti, e sforzati di prendere parte a
quasi tutta la guerra fino alla pace de’ Pirenei. Oltreché, essendo
Ottavio Farnese carico di debiti, ed avendo ipotecato a’ creditori il
ducato di Castro e Ronciglione, papa Urbano VIII (forse per investirne
i Barberini suoi nepoti) li sequestrò; e ne nacque, frammista alla guerra