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delle preponderanze straniere 45

progrediendo, secondo che lavorava nelle logge e nelle stanze del Vaticano, alla Farnesina, nelle quasi innumerevoli Sante famiglie, e ne’ ritratti, e nello Spasimo, e nella Trasfigurazione, e ne’ disegni che dava a ciascuno, pittori, scultori e incisori, quanti gliene chiedevano, con una liberalitá, che era facilitá ed amore. Amava gli artisti, l’arte, ogni bello che vedesse e faceva suo. Poche anime han dovuto gioir quaggiú come quella. Fece felici quanti gli vissero intorno, e fu fatto felice da tutti. Non un’ira, non una gelosia, un pettegolezzo per parte sua, in tutta sua vita. Poche difficoltá incontrò. Non cercava, era cercato dalla fortuna, da papi, principi, grandi, letterati, uomini e donne. Visse presto, visse poco; morí di trentasette anni [1520]. Gli furon fatte le esequie da Leon X e tutta Roma, colla Trasfigurazione a capo del feretro. E non compagni, ma scolari e creati di lui furono e si professarono i seguenti, tutta quella che è detta scuola «romana»: Giulio Romano [1492-1546] principale fra tutti; Penni o il Fattorino [1488-1528 circa], Giovanni da Udine [1494-1564], Polidoro da Caravaggio [-1546], Perin del Vaga [-1547], Daniele da Volterra [1509-1566], Taddeo Zuccari [-1566] e parecchi altri; i piú de’ quali, dispersi dopo il sacco del 1527, diffusero quello stile e quella scuola non solamente in Italia, ma in Ispagna e Francia: l’Europa colta di quell’etá. Fu qualche compenso ai cattivi nomi fattici da altri. — La scuola veneziana è forse la sola che procedendo anticamente e direttamente da’ greci non abbia avuta origine toscana. Ma i progressi di lei furono molto piú lenti; e gli splendori non v’incominciarono se non da Giovanni Bellini [1426-1516] e Andrea Mantegna [1430-1506]; a cui tenner dietro, nati del medesimo anno, Giorgione [1477-1511] e Tiziano [1477-1576]. Visse questi cosí, a un tempo, e piú che Michelangelo, novantanove anni. Portò sua scuola al sommo subitamente. Il colore, come ognun sa, n’è pregio principale, e grande; ondeché qui forse sarebbe il luogo di gridare contro all’imitazione dagli stranieri, da que’ fiamminghi in particolare che ritrassero senza dubbio molto bene le loro splendide carnagioni settentrionali, ma perciò appunto non bene le meridionali, italiane, spagnuole e greche,