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delle preponderanze straniere |
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d’Adriano e quasi tutto quello di
Clemente, fu il tempo peggiore che toccasse in quel secolo di strazi
alla straziatissima Italia. Già un nuovo esercito francese sotto
Bonnivet, era ridisceso in Lombardia; e ridiscesevi un esercito tedesco
sotto il Borbone, principe, contestabile e traditor di Francia. Dir
le fazioni che seguirono tra questi due, e Colonna e Pescara capitani
degli spagnuoli, e Giovanni de’ Medici condottiero di quelle «bande
nere» che si contano per l’ultima delle compagnie di ventura, ed
altri minori, e le prede e le stragi di tutti, e le pesti che vi si
aggiunsero, fu quasi soverchio, e riuscí noiosissimo anche nelle
storie distese e del tempo; qui sarebbe impossibile ed inutile. Qui
non sono nemmen piú a notare errori particolari. Quando s’è fatto
quello massimo di dar la patria a stranieri, senza nemmeno serbar in
mano l’armi onde approfittar di lor divisioni, di nostre occasioni,
non è piú nulla a fare o dire, che soffrire finché dura il castigo di
quel sommo errore, proprio o de’ maggiori. Resta memoria d’un progetto
di quella mente feconda di Machiavello, la quale, colla sua costante
preoccupazione dell’indipendenza, si fa forse perdonare tanti altri
errori; il progetto che s’accostasser tutti gl’italiani a Giovanni de’
Medici, alle bande nere, che eran le sole armi italiane rimanenti. Ma
che? Erano armi mercenarie e poche; e poi, Giovanni era buon guerriero
sí, ma non aveva date prove di grandezza militare, ed anche meno di
politica; né avea per sé quell’opinione universale, che è, dopo l’armi,
il primo apparecchio a farsi duce di siffatte imprese. — Insomma, i
francesi si ritrasser di nuovo per Ivrea ed Aosta nel 1524; e in questa
ritirata morí Baiardo, che fra cosí brutte guerre seppe, dai vinti
stessi, ottener nome di «cavalier senza paura e senza rimproccio»;
e che morente e compatito dal Borbone, risposegli: — Non io che moio
per la patria, ma fate pietà voi che la tradite. — Borbone e Pescara
fecero quindi una punta in Provenza fino a Marsiglia; ma ne tornarono
in fretta contra Francesco I, scendente di nuovo. Questi pose assedio
a Pavia [ottobre], e mandò un altro esercito fin nel Regno, ove si
mantenne parecchi anni. Ma accorso il Pescara a Pavia, seguí [25
febbraio 1525] quella gran battaglia dove fu preso il re di Francia.