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226 appendice

almeno si potrá scusare per la prudenza, o almeno per il non dividersi dalla compagna Venezia. L’errore sconoscente della Costituente non fu superato se non dalla piú sconoscente infamia della giornata del 5 agosto, che termina la breve e fatal serie dei fatti di Lombardia libera, ricomincia quella dei suoi dolori. Rispettiamoli e passiamo. — Venezia essa pure incominciò con un errore grave, ma forse scusabile, e certamente breve, e piú che compensato poi dalla sua perdurante, magnifica difesa. Male o bene, tutto vi fu effetto delle sue condizioni peculiari, non solamente locali, ma anche politiche. La servitú di Milano, antica giá di oltre a tre secoli, dal 1535 in poi, era stata quasi interrotta da quindici o diciotto anni di apparente indipendenza; e rinnovata da trentaquattro anni, era stata grave sí, ma pure splendida fino a un certo punto, e quasi adulata talora, fino agli ultimi anni e mesi; e quindi Milano, forse piú profondamente, certo piú anticamente avvilito, era meno umiliato anche prima delle insuperbienti cinque giornate. All’incontro, Venezia non era serva che da cinquanta anni di umiliazioni e patimenti continui, materiali, sentiti da tutti, grandi e popolo insieme; quindi meno avvilita forse, ella si mostrò certo piú umile, piú modesta, piú arrendevole, piú intendente la necessitá dei tempi e luoghi. S’aggiunse la fortuna d’aver cacciati gli stranieri facilmente fin dal 24 marzo, colle sole minacce, quasi senza sangue, e cosí quasi senza causa o pretesto d’insuperbire. Ébbene un’altra: che gli uomini principali i quali iniziarono la sua rivoluzione, furono meno discordi; ed uno di essi, il Manin, crebbe in breve sopra gli altri, e sopra se stesso; seppe e poté farvisi duce e quasi dittatore. Ma questa fortuna o saviezza fu figlia dell’altre; essendo gran saviezza nelle rivoluzioni saper farsi o lasciarsi fare un buon duce. Ad ogni modo, appena liberatasi Venezia, si costituí in repubblica, ma di San Marco, piú che alla francese, od a modo de’ carbonari o della Giovine Italia; e quanti di costoro accorsero, il Manin seppe annientarli e scostarli, od anche cacciarli; e appena si parlò di fusioni, ella pure Venezia seppe aderirvi, e con Milano primamente quantunque non repubblicana, e con Piemonte quantunque monarchico. E s’armò,