oziosi, mentre andava a
combattere il tutto fra Villafranca e Valleggio. E perché il tutto
fu dubbio in quel giorno, e perduto di poco al dí seguente con quei
ventimila uomini di meno sul campo, certo è, matematicamente certo, che
s’egli avesse avuto quel cosí grosso soprappiú, avrebbe vinto invece
d’essere appena vinto. Ma, cosí è della guerra; la sorte di lei, il
destino delle nazioni v’è deciso da una ispirazione, anzi un pensiero
facile; e questo, facile, volgarissimo per sé, era facilitato ancora
dall’esempio cosí contrario di Buonaparte su quel medesimo terreno.
Qui convien abbassare il capo dinanzi al Dio ispiratore ed acciecatore
dei capitani e dei re: qui non piú dir altro che Dio nol volle; me lo
perdoni il mio re, immerso ora nel fonte della veritá. — In somma, con
quell’esercito peggio che dimezzato dai primi e da quest’ultimo errore,
con poco piú che venticinquemila uomini, il re assalí, senza aspettar
altri od altro, nella giornata stessa dei 24 gli austriaci su quei
colli stessi, che erano stati, che avrebbon dovuto forse essere sempre
la sua posizione difensiva inalterabile. E li vinse in quella giornata,
quantunque piú numerosi, sia per la difficoltá e il pericolo sempre
grande d’un cambiamento di fronte addietro, sia per l’impeto superiore
de’ buoni piemontesi. Ma fu un inganno, fu una perfidia di fortuna. Se
fosse stato vinto di quel poco che vinse, il re avrebbe probabilmente
indugiato l’attacco della domane, raccolte tutte le sue truppe,
combattuto con quaranta o cinquantamila uomini invece di poco piú di
venti. — Ad ogni modo, addí 25 si rinnovò la battaglia; non ne dirò i
casi, gli errori disputabili, disputati, inutilmente disputati; era
perduta prima che incominciata. Ognuno dei due eserciti aveva le spalle
alla base d’operazioni, al paese nemico; in tal situazione le battaglie
son disperate, da ambe le parti, ma sempre svantaggiose a quella che
assalita e sorpresa ha difficoltá a raccogliersi, perdute se non s’è
saputa vincere prima quella difficoltá. L’esercito piemontese, soldati,
ufficiali, generali, principi, vi fece prove di valore, riconosciute
poi dal nemico piú generoso che i compatriotti, dall’Europa militare
e che stava allora, tutta salvo il resto d’Italia, sotto l’armi. Lo sforzo