la patria era in mano a stranieri; e il
principe successor d’Alessandro III e di Giulio II pensava ai nepoti,
ai Medici, a far loro Stati in Firenze ed Urbino. Qui sorgeva il sommo
degli eresiarchi stati mai dopo Ario; e il pontefice pensava che fosse
un frataccio peggio che il Savonarola, e che finirebbe come lui; e
proseguiva in quell’abbellir Roma, in quell’edificare, e scolpire,
e dipingere, e fare scrivere e rappresentare commedie che avevano
scandalezzata la rozza Germania. Insomma, moralmente, politicamente
e religiosamente parlando, non sarebbe troppo il dire che fu un vero
baccanale di tutte le colture; e se scendessimo ai particolari di sua
incoronazione, o, peggio, di ciò che fu allora scritto, rappresentato,
dipinto o scolpito in Vaticano, ei parrebbe forse dimostrato a
ciascuno. Ma, non avendone luogo, lasceremo che ognuno giudichi secondo
le proprie informazioni della severitá del nostro giudicio. — Pochi
giorni dopo l’assunzione di Leon X, Luigi XII firmò sua pace con
Venezia [24 marzo 1513]; e, cosí assicurato, mandò La Tremoglia e
Triulzi a riconquistare Milano contro allo Sforza. Ma vinti i francesi
dagli svizzeri presso a Novara [6 giugno], ripassaron l’Alpi; e
allora Leon X e gli spagnuoli si rivolsero di nuovo per lo Sforza
contra Venezia, e rioccuparono quasi tutto lo Stato di terraferma.
Guerreggiossi e trattossi variamente tutto l’anno appresso. Ma morto
in gennaio 1514 Luigi XII, e succedutogli Francesco I, principe buono,
leggero, facile, gran protettor di lettere ed arti ancor egli, non
gran capitano ma gran cavaliero e guerriero, rinnovò l’alleanza con
Venezia; e (guardatogli contro dagli svizzeri il passo di Susa) scese
per l’Argentiera e Sestriera con un forte esercito a quel Piemonte cosí
sovente attraversato, a quella Lombardia cosí sovente riconquistata.
Due giorni [13 e 14 settembre] si combatté in Marignano tra’ francesi
e gli svizzeri dello Sforza; vinse Francesco I; ventimila cadaveri vi
giacquero; il Triulzi, stato a diciotto battaglie, disse, che l’altre
eran giuochi da fanciulli, questa battaglia di giganti. Ondeché
qui cessa la meraviglia che i venturieri italiani, avvezzi a non
ammazzarsi, fosser vinti da tutti questi stranieri che s’ammazzavano
cosí davvero. Quindi ritrassersi finalmente gli svizzeri a lor
montagne, e noi fummo liberati almen