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appendice 215

Lombardia e Venezia, sarebbe stata inutilitá, fanciullaggine, correre a dar la mano a’ veneti, perdendo piede in Lombardia, che è la solita perdizione di tutte le guerre d’insurrezione. Ma questo poi non era né poteva essere in Lombardia né in Venezia, non v’essendo armi colá, né potendone dare il Piemonte, che non n’avea, pur troppo, il corredo suo intiero per il proprio esercito; ondeché, chi accusa lombardi e veneti di non essersi levati ad insurrezione armata, è poco meno ingiusto che chi accusa il re di non esser corso a congiungersi (quand’anche fosse stato materialmente possibile) con quell’insurrezione che non esisteva. Il fatto sta che gli eventi tutti di questa guerra dimostrano ora facilissimamente ad insegnamento (che Dio voglia non disperdere) delle generazioni future, che la somma, che il tutto di questa prima, ardita, forse temeraria, generosa guerra d’indipendenza, era, doveva essere, non poteva non essere se non nell’esercito piemontese; che questo doveva dunque serbarsi, salvarsi, mantenersi, accrescersi, aiutarsi, incoraggiarsi, lodarsi, amarsi, e quasi adorarsi unicamente da tutta Italia; e tenersi perciò dal suo capo coraggiosamente, inalterabilmente sulla difensiva, ogni volta che non venisse un’occasione quasi sicura di offensiva; e prendersi questa allora solamente, e finché durasse l’occasione, tornando poi alla difensiva, dando tempo alle popolazioni di procacciarsi armi ed esercitarvisi, ed ai principi italiani di mandar aiuti, ed ai popoli di accorrervi; dando tempo, insomma, a quel tempo che è il piú grande alleato di tutte le guerre d’insurrezione, che era allora il solo nostro. Ma le stolte grida fecero fare una guerra tutta opposta, una guerra in furia, una guerra che volevasi corta e grossa; e questo fu l’errore che perdette tutto, che il perderá, se occorre, altre volte; perché da questo nacquero tutti gli altri, piccoli e grandi, numerosi, di rado interrotti, sempre risorgenti, e finalmente fatali. Né io conto per tale l’aver tentata con poca e piccola artiglieria Peschiera fin dal 13 aprile, Mantova fin dal 19; questo era necessario per tastare il nemico, per vedere se era veramente o no scoraggiato, se appunto si poteva fare o no una guerra tumultuaria, senza o contra regole. Ma la vanità