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appendice 209


poteva effettuare. Festeggiossi, tumultuossi in Milano per l’instaurazione d’un nuovo arcivescovo [settembre], e festeggiossi e parlossi in Venezia in occasione del congresso scientifico. Ma il governo, la polizia d’Austria reprimevano ben altrimenti che quelle de’ principi italiani. La repressione piú efficace fece poi, al solito, tanto piú efficace lo scoppio.

Questa era la condizione d’Italia, questo il progresso della rivoluzione riformativa al principio del fatale anno 1848. E in men di tre mesi era compiuta la rivoluzione, era incominciata l’impresa d’indipendenza. Al 1º gennaio gran festa in Roma, non per altra occasione che del capo d’anno. Se ne spaventa la corte, apparecchia armi. Il popolo se n’offende, e la corte cede, scioglie gli armati; e il papa esce il dí appresso per le vie, e il popolo trionfante, Ciceruacchio capo solito di esso, acclama, inghirlanda, imbandiera la vittima sua. — Addí 2 e 3 moti in Milano... e feste funebri in tutta Italia. Addí 12 poi, moti anche piú gravi in Sicilia, e poi Napoli. Dove essendosi tumultuato e represso, e l’uno e l’altro invano, da parecchie settimane, finalmente i siciliani appuntarono pubblicamente quel giorno per sollevarsi davvero, se non fosse fatto nulla dal governo. E non essendosi fatto, si sollevarono cosí in Palermo. Resistettero le truppe regie, e vinte due volte si ritrassero, e fu fatto lá un governo provvisorio, a che aderí Sicilia tutta. E addí 16, domato il re finalmente, fece a un tratto e inutilmente tutto ciò che non aveva voluto fare a tempo ed agio; concedette libertá di stampa, governo consultativo, amministrazione separata per la Sicilia. Non serví piú; il popolo tumultuava peggio che mai addí 17. Cede il re, muta il ministero, chiama a capo di esso Serracapriola, promette costituzione. Addí 29 ne pubblica le basi, addí 10 febbraio ne pubblica il testo. Fu egli ridotto a tal passo ulteriore che finí la lenta (finché non fosse fatta l’impresa d’indipendenza) pendente rivoluzione riformativa, ed iniziò la rappresentativa, da quella necessitá appunto e sempre dall’imprudenza di coloro che non seppero essere prudentemente operosi? ovvero da qualche gelosia, dalla vanitá personale di far piú a un tratto, che non gli altri principi italiani fin allora;